Gli alunni di Lecce sono «meno inquinati» rispetto a quelli di altre città. Sono però più «grassi» e più esposti al fumo passivo

Un monitoraggio rivela che la concentrazione di inquinanti atmosferici negli alunni delle scuole di Lecce risulta la più bassa rispetto ai loro coetanei di altre 4 città in Italia.
Sono questi i risultati dello studio Mapec-Life, approvato dalla Commissione europea, che è stato condotto in cinque capoluoghi in Italia, tra cui Lecce. Questa la notizia «confortante».

La notizia che invece non fa onore ai bambini leccesi è che lo stesso studio ha evidenziato che i nostri scolari presentano la più alta percentuale di eccesso ponderale (obesi); quasi 3 su 4 (il 70 per cento) non seguono la dieta mediterranea e respirano in molti casi il fumo passivo dei loro genitori.
Ma andiamo con ordine.
Nei giorni scorsi sono stati resi noti i risultati dello studio Mapec-Life, durato 3 anni, che riguardano gli effetti biologici precoci di alcuni inquinanti atmosferici sulle cellule della bocca dei bambini di 6-8 anni residenti in cinque città italiane: Brescia, Torino, Pisa, Perugia e Lecce.
Il monitoraggio è stato effettuato raccogliendo con uno spazzolino le cellule della mucosa della guancia dei piccoli. Cellule che sono state poi analizzate per valutare la presenza di micronuclei. Il micronucleo è un biomarcatore di effetto precoce e rappresenta un indicatore di danno al Dna. Il «peso» della sua presenza indica l’esposizione a determinati fattori di rischio, che in questo caso è associata ad inquinanti come benzene, PM2,5, Ozono, SO2, e IPA.
Hanno partecipato al progetto 31 classi di 5 scuole dei tre Istituti: il IV circolo “S. Castromediano”, il V circolo “L. Tempesta” e l’Istituto delle “Suore Discepole di Gesù Eucaristico”, per un totale di 241 bambini, monitorati sia in inverno che in primavera.
I dati del monitoraggio sono stati rilevati dalle 2 centraline dell’Arpa (in piazza Libertini e in via Garigliano) ed integrati dai rilevamenti effettuati nei cortili delle scuole, con un campionatore ad alto volume ed analisi chimico-fisica e genotossica del particolato raccolto.
Ma non è tutto.
Lo studio, inoltre, è stato messo in relazione alle caratteristiche socio-demografiche e agli stili di vita dei bambini. Dai questionari distribuiti alle famiglie degli scolari leccesi risulta che un’alta percentuale delle mamme del capoluogo fuma più o meno come gli uomini.
A questo proposito è utile ricordare – sottolineano i ricercatori del Di.S.Te.B.A dell’università del Salento che hanno condotto il monitoraggio – che l’esposizione al fumo passivo e il sovrappeso tendono ad aumentare il rischio di avere micronuclei, mentre un’alimentazione sana tende a diminuirlo.
Salute Salento ha intervistato Antonella De Donno (in foto), responsabile del Laboratorio di Igiene, Di.S.Te.B.A., di Unisalento, coordinatrice per Lecce del Progetto Mapec-Life.
«A Lecce- conclude l’igienista leccese – l’effetto biologico precoce, evidenziato nelle cellule delle guance dei bambini, è mediamente basso. Tali effetti – tiene a precisare – sono evidenziabili a livello di popolazione, ma non sono predittivi di insorgenza di patologie nel singolo individuo».
Del progetto facevano parte anche la dott.ssa Tiziana Grassi e il dott. Francesco Bagordo.