Caso mensa scolastica

In attesa che il dipartimento della prevenzione della ASL di Lecce termini la sua attività di indagine sia rispetto agli esami di laboratorio sul pasto di prova, sia rispetto all’attività dell’azienda, per la quale si è disposto un ulteriore approfondimento su personale, preparazione, trasporto e conferimento dei pasti, penso che non basti assolutamente arrendersi di fronte al mancato riscontro di cibo avariato o in cattivo stato di conservazione che abbia potuto causare i malori in
centinaia di bambini e bambine.

Mi sembra assurdo (e spero che non sarà così) che questa vicenda si chiuda senza addebitare a qualcosa e a qualcuno la responsabilità di quanto accaduto, lasciando intendere che quanto si è verificato sia frutto di un non specificato virus (che guarda caso ha colpito in modo indistinto nello stesso giorno). Ancor prima della risposta da parte del Governo cittadino alla mia interrogazione sul merito della questione, penso che fin da subito si debba innanzitutto offrire la possibilità ai genitori degli alunni che usufruiscono del servizio mensa, attraverso l’apposita commissione esistente (poco funzionante e composta anche da genitori i cui figli non pranzano a scuola), di poter verificare personalmente la qualità del cibo servito, in uno o più giorni della settimana, di comune accordo con il dirigente scolastico per meglio organizzare tali riscontri. Questo di pari passo ad un controllo molto più assiduo sia da parte del Comune di Nardò sia da parte del dipartimento di prevenzione della ASL.