Interrogazione gestione reflui di Nardò e Porto Cesareo

All’Onorevole Ermete Realacci

Egregio Onorevole Realacci, con riferimento alla Sua interrogazione al Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, sulla gestione dei reflui di Nardò e Porto Cesareo, ritengo opportuno porre alla Sua attenzione alcune riflessioni.

Come noto, tra Regione Puglia, Autorità Idrica Pugliese, Comune di Nardò e Acquedotto Pugliese spa è intervenuto, in data 30 settembre 2015, un protocollo d’intesa ratificato con DGR n. 2002 del 13/11/2015, finalizzato alla realizzazione di un complesso di opere atte alla sistemazione della rete fognaria di Nardò, all’adeguamento degli impianti di depurazione di Nardò e Porto Cesareo ai fini del riuso dei reflui trattati, oltre che al collettamento dei reflui trattati dall’impianto di Porto Cesareo nelle opere di scarico dell’impianto depurativo di Nardò.

Nonostante tale protocollo, però, si rileva che molti degli interventi previsti dagli accordi non sono stati ancora integrati nel progetto definitivo / esecutivo presentato da AQP.

Infatti, l’attenzione dell’AQP si è fermata al punto del Protocollo d’Intesa che riguarda lo spostamento del tracciato del collettamento dei reflui provenienti da Porto Cesareo dal sito SIC Palude del Capitano, nei pressi del Villaggio Resta (peraltro sfacciatamente conveniente dal punto di vista dell’economia generale del progetto visto la linearità e la minor lunghezza del tracciato), mentre sono state completamente ignorate tutte le altre condizioni concordate.

Del resto, anche la Regione Puglia con la deliberazione della Giunta Regionale n. 764 del 25 Maggio 2016 – POR Puglia 2014 – 2020 – Asse Prioritario 6, Priorità di intervento 6b). Azione 6.3 Attività 6.3.1 – Interventi 6.3.1b Approvazione programma di interventi del servizio idrico integrato dei comparti depurativo/recapiti e idrico/fognante ammissibili a finanziamento – pubblicata sul BURP n.67 del 13/06/2016, ha finanziato, per quanto riguarda quanto previsto nel Protocollo d’Intesa per il territorio di Nardò, solo le seguenti infrastrutture: realizzazione della condotta sottomarina dall’emissario dell’impianto di depurazione di Nardò e gli interventi di completamento del servizio idrico e fognante nel Comune di Nardò.

Non vi è alcuna traccia quindi di opere fondamentali, che pure sono state alla base dell’accordo sottoscritto con il citato Protocollo d’Intesa, quali: – l’adeguamento tecnologico dei depuratori di Nardò e Porto Cesareo finalizzato al trattamento dei reflui per il perseguimento dei limiti di cui al DM 185/2003 per il loro successivo riutilizzo nei vicini domini dell’ARIF (Agenzia Regionale delle Opere Irrigue e Forestali) e del Consorzio di Bonifica dell’Arneo; – opere di collettamento delle acque reflue affinate dagli impianti di depurazione ai punti di presa dei domini irrigui ARIF e del Consorzio di Bonifica dell’Arneo; ed altro ancora.

A questo si deve aggiungere la manifestata volontà del Presidente della Regione Puglia di evitare di recapitare le acque reflue in mare che, ove affinate, potrebbero essere utilmente reimpiegate in agricoltura e per il ravvenamento della falda, avendo dichiarato che il nuovo Piano di Tutela delle Acque dovrà andare in tale direzione.

D’altro canto, come annunciato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, la Commissione Europea ha in avanzato stato di elaborazione una linea guida tecnica contenente i criteri per il riutilizzo delle acque reflue depurate, riguardante i “Requisiti minimi di qualità per il riuso delle acque a fini irrigui e ricarica della falda”. Detta Linea Guida dovrebbe essere licenziata dalla Commissione UE entro l’anno in corso.

Allorché saranno emanati i suddetti criteri da parte della Commissione UE, il Ministero, con particolare riferimento alla Regione Puglia ed alla criticità della risorsa idrica, intende armonizzare la normativa nazionale di settore con gli indirizzi comunitari, introducendo la possibilità di consentire il riutilizzo di acque reflue adeguatamente depurate per il ravvenamento delle falde, nei casi in cui ciò possa determinare un’inversione della tendenza al peggioramento della qualità delle acque sotterranee.

Le motivazioni fin qui esposte, hanno indotto la precedente amministrazione comunale a sospendere l’efficacia del protocollo d’Intesa, e quella attuale a revocarlo parzialmente nella parte che riguarda il collettamento di Porto Cesareo e la realizzazione della condotta sottomarina.

A questo punto, mi permetto di suggerire, aldilà dell’interrogazione Parlamentare comunque utile, un’audizione dei rappresentanti degli Enti interessati alla questione, in una apposita riunione della Commissione Ambiente da Lei presieduta, al fine di arrivare ad un accordo-sintesi che rappresenti la migliore soluzione possibile dal punto di vista Ambientale per il territorio.

Mino Natalizio – direzione provinciale PD Lecce

Si allega interrogazione On. Realacci
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta presentato da
REALACCI Ermete
Venerdì 21 ottobre 2016, seduta n. 696

REALACCI. — Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che:
da notizie stampa e secondo i dati relativi ai campionamenti in mare del rapporto «Goletta Verde 2016», promosso annualmente da Legambiente, la situazione del trattamento delle acque reflue in Salento presenta alcune criticità;
secondo quanto si apprende sono ad oggi in funzione depuratori obsoleti e inadeguati a reggere il carico di comunità cresciute negli anni nel loro assetto urbano, spesso abusivo, peraltro concepiti senza tenere conto del reale bacino di utenza di località, specie nel corso della stagione estiva, si veda ad esempio, tra i maggiori, i casi di San Cesareo, Gallipoli, Otranto, che accolgono centinaia di migliaia di vacanzieri ogni anno;
alla sopraddetta criticità si aggiunga che la scarsa disponibilità idrica superficiale naturale condiziona fortemente la tipologia dei recapiti finali in tutta la Puglia. Questo comporta che solo il 4 per cento dei recapiti finali dei depuratori è costituito da corpi idrici superficiali significativi, il 76 per cento è costituito da lame e corsi d’acqua minori o dal suolo, il 15 per cento recapita ancora a mare;

alla regione Puglia, con il decreto legislativo n. 152 del 2006, Norme in materia ambientale, è stata attribuita la competenza dell’attuazione del piano di tutela delle acque;
nel consiglio regionale pugliese del 20 ottobre del 2009, sono state definite le aree di sviluppo del servizio idrico integrato, e in particolare negli agglomerati urbani di Nardò e di Porto Cesareo, ciascuno dei quali servito da un proprio impianto depurativo con recapito finale nel mare Ionio, attraverso la realizzazione di una condotta sottomarina, in località Torre Inserraglio;
detta area costiera marina e terrestre rappresenta un significativo e alto valore ambientale e paesaggistico non solo per la regione ma per l’Italia tutta;
con i due comuni di Nardò e Porto Cesareo, regione Puglia e l’Acquedotto pugliese (Aqp) hanno siglato il 30 settembre del 2015 un articolato e argomentato protocollo d’intesa a portare a buon fine l’opera fognaria;
l’Acquedotto pugliese è stato da qualche tempo incaricato della progettazione in tre moduli per un importo pari a: 6.500.00,00 euro in fase di appalto; 10.288.596,00 euro in fase di acquisizione dei pareri sul progetto e 1.650.000,00 euro per il secondo lotto da progettare;

il citato progetto della rete idrica e fognaria è all’attenzione dell’Unione europea per effetto di una procedura d’infrazione (2034/2004 – causa C 565 C/2010);
il comune di Nardò nel consiglio comunale del 6 luglio 2016 ha deliberato la revoca del protocollo d’intesa del 29 gennaio 2016 che prevedeva, tra l’altro, la realizzazione della condotta sottomarina e il collegamento della rete fognaria di Porto Cesareo a quella di Nardò, allaccio che salvaguardava le previsioni del finanziamento per l’infrastruttura della fogna e il potenziamento del depuratore –:

se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda e se non ritenga opportuno raccogliere, per quanto di competenza, elementi rilevanti sullo stato di attuazione del citato progetto di rete fognaria, sussistendo peraltro una procedura di infrazione, a tutela della salute dei cittadini e della fauna, e della flora marina della zona citata, al fine di risolvere una decennale questione che rischia di esplodere, anche per l’aumento vertiginoso nel periodo estivo di un forte inquinamento di tipo fecale per la presenza nell’acqua di microrganismi patogeni, focolai epidemici.