L’AMORIS LAETITIA TRA TEOLOGIA STORIA E DIRITTO CANONICO

Il contesto socio-culturale può condizionare il consenso matrimoniale

L’Amoris Laetitia , l’esortazione apostolica di Francesco che affronta il problema dell’amore coniugale, ha una struttura molto articolata essendo il risultato di un cammino lungo ed accidentato. E’ “probabilmente -nota il Cardinale Kevin Joseph Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita- il documento del magistero più atteso degli ultimi anni […] considerando le grandi aspettative sorte intorno ai due sinodi sulla famiglia” ” (Intervista alla rivista Vida Nueva, n. 1, 20 marzo 2017).

L’Amoris Laetitia (2016) di Francesco e l’Humanae Vitae (1968) di Paolo VI sono i documenti magisteriali più criticati, osteggiati e spesso mal compresi degli ultimi cinquant’anni. L’Humanae Vitae perché spesso ridotta al problema della pillola […] e l’Amoris Laetitia perché sminuita dalla polemica sulla comunione ai divorziati risposati. I due documenti, nota il Cardinale Farrel, parlano soprattutto dell’amore tra marito e moglie […] che è alla base della pastorale familiare (Cfr, Ibidem, n.9).

1) Il matrimonio tra storia e sociologia
Il discorso sul matrimonio non può essere ricondotto solo alla teologia o al diritto canonico ma, per essere esaustivo, deve tener conto dei tempi della storia e dei cambiamenti sociologici. Secondo i sociologi la famiglia, oggi, sta vivendo una situazione caratterizzata da cambiamenti tanto rapidi e profondi che, in una stessa famiglia, spesso i nonni non capiscono i comportamenti dei propri figli e ancora meno quello dei propri nipoti. Nella famiglia tradizionale, ispirata ai principi del diritto romano, tutti i poteri si concentravano nelle mani del pater familias e perciò in essa era accentuata la disuguaglianza tra i suoi componenti. Oggi i vecchi legami sono saltati e, all’interno del nucleo familiare, si è instaurata una nuova relazione.
“La famiglia –scrive Papa Francesco nella Evangelii Gaudium- attraversa una crisi culturale profonda, come le comunità e i legami sociali. Nel caso della famiglia, la fragilità dei legami diventa particolarmente grave perché si tratta della cellula fondamentale della società” (n.66). Egli è convinto che la soluzione dei problemi della famiglia non sta nell’affermare ed imporre ad essa verità categoriche o norme rigide, ma sta invece nell’amore che dovrà occuparne la centralità che per secoli è stata occupata dal pater familias. La novità dell’Amoris Laetitia è nell’amore erotico (n.150), nell’amore come passione (n.148), nell’amore d’amicizia, che equipara ed unisce gli sposi. Questi concetti, assenti nella vecchia retorica clericale, costituiscono invece lo sviluppo e l’esplicitazione di quanto affermato da Giovanni Paolo II nella esortazione Familiaris Consortio. Di ciò dovrebbero prendere atto coloro che hanno una mentalità falsamente spiritualista. Francesco ha colto i segni dei tempi molto meglio di coloro che hanno racchiuso la famiglia nel cerchio rigido e asettico dei cosiddetti valori non negoziabili.
Al rinnovamento della famiglia un importante contributo può e deve essere dato anche dai laici. Perciò vescovi e preti, dice il Papa, devono ascoltarli perché, essendo direttamente coinvolti, ne conoscono le difficoltà, specialmente se vivono in situazioni difficili. E’ desiderio del Papa che i laici esercitino questo impegno in piena autonomia. Egli infatti “ha chiesto ai vescovi -scrive Mons. Nunzio Galantino riportando le parole del Papa- di non fare i piloti dei laici. Il clericalismo è come il tango: lo si balla sempre in due! […] un clero che ama pensarsi come una casta superiore, per posizione e per pensiero, quindi chiamata a pilotare, e un laicato incapace di riconoscere la sua dignità e di esigere il rispetto” (Intervista a Nunzio Galatino di A. TORNIELLI, in “La Stampa”, 3 febbraio 2017).
Alla pastorale familiare, nota alla fine dell’intervista il Cardinale Farrel, si aggancia la pastorale giovanile, che propone ai giovani“l’educazione all’amore prima ancora della stessa preparazione al matrimonio” (Intervista alla rivista Vida Nueva cit. n. 9). Oggi i giovani, dice il Papa, sono privi “di modelli, di testimonianze”e questa mancanza “non permette loro di fare progetti, dal momento che il futuro genera insicurezza, sfiducia, paura, concludendo con una affermazione forte e di grande valore psicologico: “come possiamo pretendere che i giovani vivano la sfida della famiglia, del matrimonio come un dono, se continuamente sentono dire da noi che è un peso?” (Discorso del Santo Padre Francesco all’apertura del convegno ecclesiale della diocesi di Roma, 16 giugno 2016, n. 3).
Le convivenze oggi sono più numerose di quanto si pensi. Talvolta però è preferibile una convivenza ad un matrimonio affrettato. I giovani oggi hanno paura di sposarsi! Il Papa ha esortato in più occasioni i Parroci, che sono i primi interlocutori sia dei giovani che desiderano formare una famiglia che dei coniugi in crisi, ad essere loro molto vicino. Particolare attenzione, egli raccomanda, nei confronti dei coniugi “che a causa di seri problemi nella loro relazione, si trovano in crisi ed hanno bisogno di ravvivare la fede e riscoprire la grazia del sacramento” o, resosi conto “del fatto che la loro unione non è un vero matrimonio sacramentale, vogliono uscire da questa situazione”. (Discorso del papa ai sacerdoti partecipanti sul corso della Rota romana sui matrimoni, 25 febbraio 2017.

2) Il Sacramento del Matrimonio
Per i cristiani che vivono con convinzione le fede ricevuta nel battesimo “il matrimonio tra un uomo e una donna è segno dell’unione sponsale tra Cristo e la Chiesa” (Discorso del Papa ai partecipanti a un corso della Rota romana cit.) e quindi conferisce la grazia propria di questo sacramento. Il fondamento teologico del sacramento del matrimonio è nel libro della Genesi, dove si legge che “l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno un’unica carne (Gen 2, 24), concetto che Gesù ribadisce dicendo: “Così non sono più due, ma una carne sola. Dunque l’uomo non divida ciò che Dio ha congiunto” (Mt 19, 6).
La Chiesa, però, mentre afferma l’indissolubilità del matrimonio, proclama anche la misericordia del Signore nei confronti di coloro che questa indissolubilità non sono riusciti ad osservare. Infatti, poiché fin dai primi tempi dell’era cristiana vi erano dei battezzati che non riuscivano a rimanere fedeli al patto coniugale, la Chiesa, ritenendo di avere il potere di rimettere tutti i peccati, riconobbe ai responsabili di peccati più gravi: apostasia, omicidio e divorziati risposati, la possibilità di essere riammessi ai sacramenti dopo un periodo di penitenza pubblica. A questa decisione si opponeva il presbitero Novaziano, molto apprezzato nella Chiesa di Roma, con il suo clero. Il concilio di Nicea (325), però, la cui autorità è riconosciuta dalle chiese d’Oriente e d’Occidente, nel canone 8 precisò che i presbiteri novaziani, aderendo alla chiesa cattolica apostolica, dovevano accettare per iscritto il suo insegnamento, “dichiarando di riconoscere che essa ha il potere di riconciliare anche i responsabili dei peccati più gravi, ossia coloro che erano venuti meno alla fede nella persecuzione (lapsi) e coloro che vivevano in seconde nozze (digamoi)” (G. CERETI, Matrimonio e misericordia, EBD, Bologna, 2015, p. 40) che, dopo un periodo di penitenza pubblica, non reiterabile, avevano ottenuta la riconciliazione. La decisione del Concilio di Nicea ha una grande importanza storica e teologica perché evidenzia quale era la prassi della Chiesa primitiva in merito ai divorziati risposati e perché, in seguito all’atteggiamento dei novaziani, prese coscienza del potere delle chiavi affidatole da Cristo (cfr. Mt 16, 19). Per cui ciò che fino al III secolo era considerato una disposizione disciplinare ”diventa, proprio a partire dalla presa di posizione di Novaziano e dei suoi, un grave problema dottrinale” (G. CERETI, op.cit., p. 44). In questo contesto giova ricordare che il Cardinale Martini, in merito ai divorziati risposati, pur non proponendo un’indiscriminata sanatoria, proponeva di “valutare caso per caso” (C. RIMINI, Divorziati: la gran visione di Martini, in “Corriere della sera”, 8 aprile 2016). Questa prassi, tuttora seguita dalla Chiesa orientale, fu abbandonata con San Agostino dalla Chiesa latina.
Il Concilio Lateranense IV, convocato a Roma nel 1215 da Papa Innocenzo III, ribadì l’indissolubilità e, per evitare i matrimoni clandestini, impose l’obbligo della pubblicazione. Solo due secoli dopo, con il Concilio di Firenze del 1439, venne dichiarata la sacramentalità del matrimonio. A Martin Lutero, che negò la natura sacramentale del matrimonio, si oppose il Concilio di Trento (1545- 1563) che, con il decreto Tametsi (1563), dopo sedici anni di discussioni, fissò la cornice giuridica del matrimonio. Vietò i matrimoni clandestini, sancì la libertà del consenso, l’unità e l’indissolubilità del vincolo, la celebrazione del sacramento alla presenza dell’Ordinario diocesano o del Parroco o di un sacerdote a ciò delegato e dei testimoni ed impose, inoltre, la trascrizione dell’atto nei registri parrocchiali. Non condannò però espressamente la pratica della chiesa d’Oriente per la quale è tuttora valida la teologia dell’oikonomia che si richiama alla prassi della Chiesa primitiva, considerando nullo, dopo il divorzio, il primo matrimonio e consentendo di celebrarne un secondo.
Il sacramento del matrimonio, in quanto alleanza nuziale, “trova la sua sostanza ultima nell’amore reciproco, cioè in concreto nella volontà degli sposi di essere marito e moglie […]. Il segno sacramentale […] sta certamente nell’amore reciproco degli sposi, esplicitato nello scambio del consenso” (G. CERETI, op.cit., p.47-48). La fedeltà e l’indissolubilità si fondano quindi sull’amore coniugale che coinvolge la totalità della persona senza riserve e si manifesta attraverso i sentimenti dell’animo e i gesti sessuali intesi come mutua donazione (Cfr.,Gaudium et Spes, n. 49).
Perciò, a differenza degli altri sacramenti che hanno ministro, materia e forma ben distinti, il matrimonio assomma questi tre elementi negli sposi che sono ad un tempo, ministri, materia e forma. L’accettazione scambievole del dono del proprio essere è l’elemento costitutivo dell’amore coniugale che a sua volta è la materia e la forma del sacramento. Ma se viene meno l’amore coniugale, che è materia e forma del matrimonio, cosa che può verificarsi perché esso segue la condizione di fragilità propria della natura umana, il sacramento continua ad avere consistenza? (Cfr. G. CERETI, op.cit., cap. La responsabilità degli sposi in ordine al matrimonio, pp.47-49).

3) Papa Francesco e la famiglia
Francesco, nell’Amoris Laetitia, utilizza “non un metodo deduttivo”partendo dalle enunciazioni dogmatiche da applicare alle situazione concrete “ma un metodo induttivo, che prende come punto di partenza la concreta realtà storica con tutti i suoi problemi per leggere in essa i segni dei tempi e per cercare, alla luce della Rivelazione e della Tradizione, mediante la riflessione teologica, una soluzione cristiana a tali problemi. Lo strumento proprio di questa modalità teologica è il discernimento […] che è un costante processo di apertura alla Parola di Dio per illuminare la realtà effettiva che porta ad essere docili allo Spirito, a scoprire i segni della sua azione nel cuore delle persone e nella storia, a cogliere ciò che è giusto fare nelle singole situazioni” (C: GRECO S.J .Caratteristiche, valore teologico e recezione di Amoris Laetitia, in “Rassegna Teologia”, n. 4, 2016, pp. 535-536).
Il Papa, avendo presente questa prospettiva, ha ammonito i parroci della sua diocesi, che ben conoscono il tessuto sociale del territorio loro affidato, costituito da “unioni celebrate in Cristo, unioni di fatto, unioni civili, unioni fallite, famiglie e giovani felici e infelici” di prendersi cura di “ogni persona e di ogni situazione” perché “chiamati ad essere compagni di viaggio per testimoniare, sostenere” e consigliare anche coloro che “chiedono indicazioni per iniziare un processo di nullità” (Discorso ai partecipanti al corso cit.). Qualche mese prima aveva sottolineato che il tema pastorale odierno è “la vicinanza della Chiesa alle nuove generazioni di sposi […] ma anche alle situazioni di debolezza umana perché la grazia possa riscattarle”, quale segno “più trasparente dell’amore fedele e misericordioso di Dio” (“Discorso alla comunità accademica del Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, 27 ottobre 2016).
Il Papa è consapevole che il contesto socio-culturale odierno “carente di valori religiosi e di fede , non può non condizionare anche il consenso matrimoniale. Le esperienze di fede di coloro che richiedono il matrimonio cristiano sono molto diverse”, alcune sono guidate da un generico sentimento religioso, “lontane dalla fede o addirittura carenti di fede” (Discorso per l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale della Rota Romana, 21 gennaio 2017. Il Papa infatti, rispondendo ad una domanda sulla “paura del definitivo” rivoltagli durante il convegno ecclesiale della diocesi di Roma, disse che è vero che oggi anche nella vita sacerdotale, nella vita religiosa prevale “la cultura del provvisorio” e per questo “ una parte dei nostri matrimoni sacramentali sono nulli, perché gli sposi dicono: Si per tutta la vita , ma non sanno quello che dicono, perché hanno un’altra cultura. Lo dicono, e hanno la buona volontà, ma non hanno la consapevolezza” (Discorso all’apertura del convegno ecclesiale della diocesi di Roma, Basilica di San Giovanni in Laterano, 16 giugno 2016). Uno dei motivi di crisi del matrimonio è che i nubendi non sanno che il matrimonio è un sacramento, per cui in questi casi, dice il Papa, è preferibile una convivenza a un matrimonio affrettato.

4) La riforma del processo matrimoniale
Quanto è stato discusso nel Sinodo dei Vescovi sul tema Matrimonio e famiglia è stato recepito e integrato in modo organico nell’Amoris Laetitia e tradotto in norme giuridiche nei motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus per il rito latino e Mitis et misericors Iesus per il rito orientale (15 agosto 2015). Il Papa, è scritto nel documento, consapevole che “fine supremo delle istituzioni, delle leggi, del diritto” è la “salvezza delle anime” ha offerto “ai Vescovi questo documento di riforma”che consente ai fedeli di sanare con un iter più facile e più rapido le situazioni personali irregolari nel rispetto del principio dell’indissolubilità. “La lentezza dei processi -egli scrive- crea disagio e stanca le persone: I miei due recenti documenti su tale materia hanno portato ad una semplificazione delle procedure”(Amoris Laetitia, n. 244). Il decreto Infatti ha modificato alcuni canoni della disciplina canonica delle dichiarazioni di nullità matrimoniale, ha escluso il carattere oneroso per i ricorrenti e ha snellito i procedimenti, stabilendo che è sufficiente ”una sola sentenza in favore della nullità esecutiva” mentre in precedenza si richiedeva una doppia decisione conforme; che in prima istanza il vescovo diocesano può scegliere un giudice unico, che dovrà essere sempre un sacerdote, al posto di un collegio giudicante e che il “Vescovo è giudice […] nella sua Chiesa, di cui è costituito pastore e capo”. Il Papa auspica che anche nelle piccole diocesi “lo stesso Vescovo offra un segno della conversione delle strutture ecclesiastiche e non lasci completamente delegata agli uffici della Curia la funzione giudiziaria in materia matrimoniale”.
Con questa riforma egli ha inteso venire incontro, è scritto nel motu proprio, “all’enorme numero di fedeli che, pur desiderando provvedere alla propria coscienza , troppo spesso sono distolti dalle strutture giuridiche della Chiesa a causa della distanza fisica o morale; la carità dunque e la misericordia esigono che la stessa Chiesa come madre si renda vicino ai figli che si considerano separati”. Perciò coloro che si sono resi conto che la loro unione non è un vero matrimonio sacramentale e vogliono uscire da questa situazione è giusto che trovino nei sacerdoti, dice il Papa, “dei fratelli che si pongono in un atteggiamento di ascolto e di comprensione”(Discorso ai partecipanti al corso cit).

5) Conclusione
Se ogni riforma ecclesiale per andare in porto richiede che i Vescovi si impegnino seriamente a predisporre nella loro chiesa locale gli strumenti necessari a renderla operante, a maggior ragione ciò vale per quella sulla dichiarazione di nullità matrimoniale che, oltre ad avere un contenuto giuridico, ha una forte valenza pastorale. Essa infatti interessa tutti i sacerdoti chiamati, secondo le chiare indicazioni di Papa Francesco, a orientare in foro interno, ossia nella confessione, i divorziati risposati attraverso “un itinerario di accompagnamento e di discernimento che concorre alla formazione di un giudizio corretto su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa” (Amoris Laetitia, n. 300). Il Papa, consapevole che il vero nodo della pastorale familiare è la formazione dei sacerdoti, “considera urgente la formazione al discernimento personale e comunitario” (Lettera ai Vescovi della regione di Buenos Aires, 5 settembre 2016) dei presbiteri onde evitare il rischio di mettere in atto, come scrivono i Vescovi campani, “pratiche difformi che inducano a separare i sacerdoti, dividendoli in cosiddetti lassisti e rigoristi, creando disorientamento tra i fedeli” (Linee guida per la recezione dell’Amoris Laetitia, 8 marzo 2017)..