LA SCUOLA DELL’INFANZIA: NON PIU’ “PAPPA, NANNA E CACCA”!

Mi piacerebbe, per un attimo, che tutto il mondo si fermasse intorno a una realtà dimenticata.
Mi piacerebbe fermarmi sulla soglia di questa realtà e dire a tutti, con tutto il fiato rimasto a galla nel cuore, “prego, entrate! Accomodatevi pure: c’è tanto da imparare, fidatevi!”
Mi piacerebbe, per un giorno, richiamare tutta la gente e portarla sotto il tetto di quella che sembra una scuola invisibile, scuola non – dell’obbligo, corsia non obbligatoria insomma, per crescere formati socialmente, umanamente e culturalmente. Sto parlando della Scuola dell’Infanzia che meriterebbe di essere rivalutata agli occhi dell’intera comunità sociale. Ancora vestita da asilo, la Scuola dell’Infanzia, è vista da molti come realtà assistenziale, culla di giochi e divertimenti, scivoli e scivolini, tappeti e birilli dove i bambini si portano per essere “tenuti”, intra-tenuti, in un clima costruttivo, frizzante di allegria e scoperte sensazionali. Ad essa la famiglia che lavora, guarda come all’unica spiaggia di salvezza presso cui approdare. Ancora vestita di bavaglino, con ricamato sopra “pappa, nanna e cacca”, non è considerata scuola di formazione, realtà in cui si frequenta per imparare, alla pari di tutti gli altri gradi di scuola, bensì realtà similare a un parco divertimenti, oasi dove si va per ruzzolare per terra, con calzini antiscivolo, e ciucciarsi ancora avidamente il pollice. Poco, quasi nulla, si compie per rivalutare la finalità educativa e formativa di questa scuola dove la maestra è vista più come baby – sitter, tata e tatina, zia e zietta. Eppure anche i docenti dell’Infanzia hanno studiato per poter insegnare, molti hanno la laurea, hanno fatto tirocini, corsi, corsette, gavette e sudate. Poco considerata… eppure la Scuola dell’Infanzia è rimasta in piedi, in piedi in mezzo alle onde di questi mesi burrascosi. Non ha mai mollato, ha temprato le paure e i timori, ha insegnato con il sudore sotto la visiera, non ha mai smesso di insegnare da sotto la mascherina, con il fiato risucchiato, caldo, afoso di saliva, tra elastici dietro gli orecchi e occhiali appannati come fari sotto la nebbia. Ha continuato a svolgere le attività previste dalla progettazione annuale (ebbene si, anche la scuola dell’Infanzia ce n’ha una!), tra mille alternative e modalità rispettose delle norme anti-Covid, tutto per non venire meno agli obiettivi e ai sognati traguardi, tutto per non “rubare” ai piccoli alunni e alle piccole alunne nemmeno una briciola dell’entusiasmo promesso durante il percorso di crescita. Una buona causa davvero quella di questa invisibile, gigante scuola, tempio della creatività, di conoscenze e abilità. Nell’Infanzia niente distanziamento, alunni senza mascherina, refezione scolastica regolare e costante, servizio garantito alle famiglie e alla società, nonostante la tempesta. Mi piacerebbe spalancare le porte e dire a tutta la gente: “prego, entrate! Guardate quanto si lavora anche nell’Infanzia. Quanti docenti, qui, hanno arato e arano la speranza, mettendo a rischio ogni giorno la propria salute, spendendo le proprie energie, cercando con tutte le forze di non infrangere cataste di norme stabilite nei protocolli.”
Proprio cosi…l’Infanzia se l’è inventate tutte per andare avanti, a colpi di entusiasmo e passione, a ritmo di cuore, senza DAD, senza DID, senza piattaforme, senza banchi con le rotelle, senza psicologo allo sportello. Le hanno detto di non usare i pastelli e l’Infanzia ha usato la digito-pittura, le hanno detto di non cantare e lei lo ha fatto con il linguaggio dei segni, le hanno detto di non fare festa e lei ha raccolto tutti i sorrisi in un video, aggiungendo mani, volti, sguardi, smorfie: scatti di momenti intrisi di bellezza e vita. E’ rimasta in piedi, sulla prua di una nave, la nostra Italia, travolta dai venti, smarrita nella rotta. Il suo equipaggio, maestre e maestri imperterriti ai remi, hanno preso in faccia le stilettate di un sistema che non riconosce Scuola vera, con finalità ed educativa, la realtà in cui lavorano. Tra ordinanze di apertura e chiusura, l’Infanzia è stata l’unica realtà scolastica con su scritto, dritto sul portone d’ingresso, “open!”
E’ stato un LEGAME educativo costante quello della Scuola dell’Infanzia, live, sul campo, in presenza, giorno dopo giorno, ora dopo ora, con le sezioni piene, la febbre da misurare, i contagi da scongiurare, certificati e certificazioni. Ha lavorato, ha fatto, come sempre, il proprio dovere, ha cercato alternative per non venire meno alla sua mission, fedele al proprio impegno fino alla LEAD (legare, educare, amare, donare…) attraverso link, saluti vocali, video, storie, racconti, scatole virtuali di sorprese e “tattiche” a distanza.
Il COVID somiglia molto a quella tempesta che, come racconta una storia, abbattendosi sulla spiaggia, lascia in fin di vita, agonizzanti sulla riva, migliaia di stelle marine. Solo un bambino, imperterrito, scende sulla battigia e, con la sua piccola mano, comincia a ributtare in acqua, una ad una, le stelle marine, nel tentativo di salvarne il più possibile. Tutta la gente, dal molo, sta a guardare indifferente, cercando di scoraggiare con il sorriso sarcastico, il bambino. Ma lui, con coraggio, non molla…continua a buttare in acqua le preziose creature.
Ecco, la scuola dell’Infanzia ha le stesse mani di quel bambino, continua a “salvare”.
Sarebbe ora, però, che qualcuno la facesse sentire scuola con la “S” maiuscola, “S” come speciale,
“S” come soldi da destinare per cancellare le criticità che la abitano, “S” come storia da reinventare, riscrivere, sognare. Diamo all’Infanzia il suo autentico volto: scuola vera! Cominciamo a riformarla, a rivederla, ad immaginarla rivoluzionata, a guardarla in faccia riconoscendone la sua inconfondibile identità. La Scuola dell’Infanzia è una stella di cui occorre prendersi cura, adesso, per le stelle marine del domani.

Rosi Fracella