FALANGONE, UNA FALSA NOVITÀ

C’è un tentativo in atto nelle ultime settimane, molto furbo e anche un po’ presuntuoso, di costruire un’immagine inedita di Carlo Falangone: la novità della politica, l’uomo sganciato dal passato, la figura immacolata.

Con l’aiuto di una retorica gentile e piuttosto banale, di una certa distanza di sicurezza (sino ad oggi, domani chissà) da qualche spaventapasseri del panorama politico (suo sodale per decenni), della solita voce rotta dei megafoni amici e di qualche tocco di colore vivace ed evanescente come il sostegno di un gruppo di giovanissimi “figli d’arte”.

Siccome c’è il rischio che qualcuno possa confondersi e valutare Falangone davvero come la “vergine” illibata dei partiti e delle istituzioni neretine, è opportuno ricordare che parliamo di una persona che fa silenziosamente politica da quando aveva i calzoni corti e che oggi rappresenta, nonostante il tentativo di presentarlo come un giovanotto alle prime armi, il simbolo vivente di uno dei partiti più iconici della Prima Repubblica (il glorioso Partito Socialista), dal quale, alla morte della prima Repubblica, si è improvvisamente eclissato per militare diligentemente in svariate e tutte irrilevanti formazioni politiche della Sinistra.

Un politico professionista che è stato a più riprese consigliere e recentemente candidato alla Regione (obiettivo che purtroppo ha fallito a causa della sindrome di Caino dei suoi sodali, che hanno preferito spostare il consenso su altri personaggi politici), nonché assessore e vicesindaco della città.

Quest’ultimo tratto è quello che maggiormente merita di essere evidenziato, perché il già vicesindaco e assessore Carlo Falangone ha attraversato con responsabilità personali non irrilevanti quell’epoca politica e amministrativa, probabilmente la più buia, in cui Nardò inequivocabilmente è implosa e sprofondata.

La città che nel 2016 ha ereditato Pippi Mellone e la sua amministrazione era una città in macerie: arretrata, statica, colpevole d’aver perso fiumi di opportunità, con mille problemi…

Era una Nardò al palo, alla quale è servita la “cura di ferro” del Sindaco Mellone per farle rialzare la testa.

Poiché poi tutti i nodi vengono al pettine, il candidato Falangone, il quale discetta oggi di case popolari e di comportamenti eticamente accettabili, è quello che ha fatto dieci anni l’Assessore alla Casa in un’amministrazione che si è resa artefice di ben 25 assegnazioni in deroga alle graduatorie.

Insomma, fare il maestrino nella sua posizione è complicatissimo e, ripetiamo, anche un po’ presuntuoso. Alla luce di questo, la narrazione di e intorno a Carlo Falangone fa sorridere. Anche perché basta aver fatto il vice di Marcello Risi, il peggior sindaco della storia di Nardò, per rendere impervio qualunque suo tentativo di auto-riabilitazione. Certo, resta ammirevole la smania di smarcarsi da un certo passato e da se stesso, ma come dice qualcuno in qualche film “da te stesso non scappi nemmeno se sei Eddy Merckx”.

Marcello Greco