Gestione dei reflui di Nardò e Porto Cesareo: prevalga il senso di responsabilità

Sulla questione dei Reflui di Nardò e Porto Cesareo prevalga il buon senso e si torni a ragionare tutti insieme sulle opere effettivamente realizzabili sotto il profilo tecnico e giuridico.

Per far questo, a mio avviso, si potrebbe partire dal Protocollo d’Intesa modificato in Consiglio Comunale dall’Amministrazione Mellone che, rispetto a quello del 30/09/2015 approvato dall’amministrazione Risi, elimina la sola parte che riguarda il collettamento dei reflui di Porto Cesareo e la realizzazione della condotta sottomarina.
Infatti c’è da ricordare che l’amministrazione Risi, alla luce della sopravvenuta volontà del Presidente Emiliano di non scaricare più a mare, sospese l’efficacia del protocollo proprio nella parte che riguardava il collettamento e la condotta sottomarina.
In sostanza, quindi, possiamo parlare, senza paura di essere smentiti, del Protocollo Risi/Mellone.
Questo anche se, in seguito all’accordo raggiunto nella riunione del 18 Ottobre scorso tra i sindaci di Nardò e Porto Cesareo, è stato dato il via al collettamento dei reflui di Porto Cesareo a quelli di Nardò. Volontà quest’ultima, confermata qualche giorno dopo presso la Provincia, in sede di Conferenza di Servizi, con il parere positivo al collettamento espresso dal Comune di Nardò.

A nostro giudizio sarebbe stato sicuramente più opportuno e giuridicamente più rilevante far transitare la questione nuovamente in Consiglio Comunale e variare in tal senso la delibera di modifica del Protocollo d’Intesa del 30/09/2016.
In ogni caso, il Protocollo d’intesa cogente contiene tutti gli elementi per avere un sistema di depurazione simile a quello realizzato a Fasano – Forcatelle, tra tutti il potenziamento tecnologico del nostro depuratore per consentire il riutilizzo in agricoltura dei reflui depurati al massimo consentito, attraverso l’utilizzo dei domini ARIF e del Consorzio di Bonifica dell’Arneo, e per altri eventuali usi civici.
Rispetto a quanto realizzato a Fasano, nel Protocollo non è contemplata la realizzazione del bacino artificiale, circondato da trincee drenanti per lo scarico su suolo per contenere l’eventuale esondazione delle acque dal bacino, che possa fungere sia da raccolta delle acque raffinate prodotte dal modulo di affinamento, sia da impianto di ulteriore affinamento attraverso la fitodepurazione, ma questa importante opera si potrebbe ottenere facilmente.
Rimarrebbe quindi il problema delle acque in eccesso rispetto a quelle da riutilizzare in agricoltura e per altri usi, soprattutto durante il periodo invernale, che potrebbero essere smaltite a mare raso scoglio (visto che non si vuole la condotta) in tabella 2, cioè la qualità di depurazione delle acque reflue destinate ad essere recapitate nelle aree ambientalmente sensibili.
Questo, in attesa della possibilità di una modifica della normativa Europea che oggi vieta lo scarico nel sottosuolo per il ravvenamento della falda, unica concreta alternativa al recapito finale mare.

A tal proposito, il Ministero dell’Ambiente ci ha fatto sapere che sono in fase di studio delle Linee Guida che disciplineranno lo scarico nel sottosuolo per la ricarica della falda, anche se poi la conclusione dell’iter burocratico che potrebbe consentire di farlo fattivamente non sarà certo breve.
In conclusione, a mio avviso, questa dovrebbe essere l’istanza da portare sui tavoli della Regione e far approvare (magari facendola finanziare con i soldi che si risparmierebbero con la mancata realizzazione della condotta sottomarina, ammontanti a 3.200.000€).
Infatti, come più volte evidenziato, la soluzione proposta da Emiliano durante il tavolo tecnico del 3 novembre scorso di un recapito finale su suolo attraverso trincee drenanti (almeno stando a quanto riportato dagli organi di stampa), sarebbe impercorribile dal punto di vista giuridico e complicato da attuare dal punto di vista tecnico, tanto da richiedere una deroga alla legge.
Deroga che il Ministero difficilmente porterebbe concedere, viste le criticità che questo tipo di recapito finale sta procurando in gran parte d’Italia, soprattutto quando si tratta di grossi agglomerati urbani come Nardò e Porto Cesareo.