I festeggiamenti del Santo patrono sono sempre molto partecipati dai cittadini e fedeli. E quest’anno, dopo lo stop del 2021, la devozione verso il Santo è stata confermata dall’affluenza agli eventi religiosi e anche alle manifestazioni che si sono svolte in piazza. Il ritorno della fiera ha restituito l’aria di festa che è bello respirare in occasioni come questa. Luminarie, cittadini e fedeli che hanno di fatto popolato il centro storico come non mai in questi ultimi due anni hanno ridato vita alla città. Speriamo che continui, il commento più frequente che si ascoltava tra la gente. Sabato 19 e domenica 20 i due eventi più solenni dell’intera settimana. La messa Pontificale, celebrata dal nunzio apostolico S.E. Rev.ma Arcivescovo Luigi Pezzuto e S.E. Rev.ma Fernando Filograna, Vescovo della Diocesi Nardò-Gallipoli, con una chiesa gremita di fedeli ma rigorosamente attenti alla prevenzione e con la partecipazione anche delle autorità civili con il Sindaco, Avv. Pippi Mellone, e la sua Giunta.
Domenica si è svolta la cerimonia dei cento rintocchi per ricordare le vittime di quel tragico 20 febbraio 1743. Anche in questo caso grande partecipazione dei cittadini e delle autorità civili e religiose. Presente la Vice Sindaco, Avv. Maria Grazia Sodero, che nel suo indirizzo di saluto ha ricordato anche i motivi della cerimonia così come ha fatto il Presidente del Comitato feste patronali, Luigi Parisi, che ha voluto ringraziare quanti si sono prodigati in questo periodo per la riuscita delle celebrazioni, in particolare l’Amministrazione Comunale e il Parroco della Basilica Cattedrale nonché Padre spirituale del comitato Feste Patronali, Don Giuliano Santantonio.
Momento particolarmente toccante è stato rappresentato dalla lettura dei manoscritti dei notai dell’epoca che subito dopo il terremoto, nell’intento di lasciare memoria, raccontano con dovizia di particolari cosa realmente accadde. Magistralmente letti dall’Architetto Giovanni De Cupertinis, hanno ben descritto visse Nardò quel 20 febbraio 1743 quando al tramonto tutto ebbe inizio. Un forte terremoto colpì la città. I danni furono ingenti e mai, a memoria d’uomo, prima di quel momento si registrarono eventi così violenti sul nostro territorio. Dagli atti, ancora oggi custoditi sia negli archivi di Stato sia in quelli della Chiesa, si apprende come la città apparve agli occhi dei sopravvissuti e dei primi soccorritori. Tutti i monumenti, chiese, edifici e case erano rasi al suolo o gravemente danneggiati. Si legge che alle ore 23 circa tutto ebbe inizio (all’epoca le 24 ore si completavano al tramonto del sole). Le vittime furono tantissime per un paese che contava appena 5000 abitanti. Dal libro dei morti (Liber mortuorum) custodito ancora oggi dalla nostra Chiesa cattedrale risultano 112 vittime. Dalle testimonianze trascritte si è appreso che proprio nel corso del terremoto si vide la statua di San Gregorio ruotare su sé stessa per ben tre volte, con la mano benedicente protesa quasi a fermare il sisma. Questo evento fu interpretato dai fedeli come la protezione del Santo Patrono sulla città per evitare conseguenze ancora più gravi. Fin da subito i cittadini, nostri Avi, hanno voluto custodire e tramandare questo momento di dolore in memoria delle vittime e delle sofferenze che hanno patito. Questa cerimonia vuole essere il modo odierno per omaggiare il Santo Patrono, confermare la nostra devozione e ricordare e tramandare la memoria di chi ha vissuto quei tragici eventi del 1743.