LE TRADIZIONI DEL MARE: la cuccagna

La figura del prete si poteva avvistare da lontano, svolazzante e leggera al vento, sulla barca, la più grande e sicura tra tutte le barche dei pescatori di Santa Maria al Bagno. Alta, sulla prua, la statua della Madonna, inghirlandata di luci e farcita di brezza marina, sotto l’acquerello nitido del primo tramonto e le prime stelle della sera.
Sul lungo mare, gremito di gente e affollato dai bambini, si udiva il suono della festa. Poche baracche nella piazza del borgo, profumo di zucchero filato, mandorle e mostaccioli. Lo sguardo di tutti rimaneva puntato lì, al molo, al primo lembo di mare, da dove la barca della Madonna avrebbe aggirato la scogliera bassa e sabbiosa, per poi prendere il largo, slanciata, agile, contenta verso il blu. Come piccole chiocce al seguito della madre sicura e forte, le altre barche seguivano quella con il prete a bordo. Fili di bandiere colorate e luccichii dondolavano al ritmo delle onde e del vento, tra gli appalusi degli spettatori. Era arrivata la festa di Santa Maria…
L’aria settembrina bussava decisa sulle facce ancora abbronzate e tutto intorno si percepiva lo splendore della quiete. La processione si svolgeva di solito la sera della vigilia e rappresentava un evento atteso non solo dai residenti, ma anche dagli abitanti dei luoghi vicini. Molti accorrevano sul lungomare, occupavano la scogliera, si affacciavano dai balconi dei palazzi e delle case. Le donne raccontavano ai bambini che la Madonna con il suo passaggio benediceva i pescatori, le loro famiglie, le reti, le barche e tutti coloro che a Lei si affidavano per attraversare il mare della vita. Il giorno della festa, nei pressi di quel posto conosciuto come “purpittone” per la forma della scogliera, liscia, tondeggiante e panciuta appunto come quella di un polpettone, veniva ancorata in mezzo al mare una barca, una tra le più capienti e robuste. Sulla sua prua, di traverso e puntato verso l’alto, era collocato un alto palo di legno, solido, ben saldo, arduo da scalare. Infatti il palo veniva unto con il grasso, spalmato con cura su tutta la superficie legnosa, senza trascurare alcuna porzione. Lu “siu”, come è chiamato in gergo neretino tale unguento, rendeva scivoloso il palo e rendeva difficile la conquista della bandiera posta lì, come un trofeo, sulla sommità dell’asse di legno. Era questo il momento della cuccagna. I figli dei pescatori, amici, parenti, appassionati potevano partecipare alla gara prenotandosi in tempo. Schizzi, spruzzi, risate volavano nell’aria quando i partecipanti, a causa del grasso, perdevano l’equilibrio e cadevano nel mare, a tuffo, senza aver raggiunto, l’ambito traguardo. Le gambe muscolose e le braccia forti di chi si arrampicava sul palo della cuccagna facevano presagire la vittoria, tra il tifo degli spettatori e gli schiamazzi dei ragazzi. Ma, a volte, anche il più forte finiva sottacqua, tra esclamazioni di delusione. La cuccagna creava suspense, attesa, curiosità, furore di popolo, entusiasmo. Quando la bandiera veniva afferrata, uno scroscio di applausi riecheggiava dal molo alle rotonde snodate sul lungomare e il vincitore veniva considerato dai ragazzi un vero supereroe per un anno, fino a quando, il 12 settembre successivo, non si sarebbe svolta di nuovo la cuccagna. La gente sarebbe ritornata per salutare la Madonna sulla barca e per assistere euforica alla gara. Le baracche avrebbero lasciato la loro scia di lupini e pistacchi, aceto e zafferano, qualcuno avrebbe allietato la magia della sera con le note della pizzica e delle musiche popolari. I fuochi d’artificio, sparati agli sgoccioli della mezzanotte, macchiavano di riflessi colorati le imposte ormai chiuse, mentre l’Aspide diventava uno scenario sotto il cielo, arena di luci, disegni, emozioni, spettacolo di bagliori nello specchio d’acqua buia. L’ultimo botto chiudeva la festa e salutava la cuccagna. I genitori prendevano per mano i bambini e tornavano verso casa, recitando insieme l’ultima preghiera alla stella intramontabile del mare. Santa Maria aveva conquistato la sua bandiera!

Rosi Fracella