Presentazione del volume “Nel Paese dei Neet”

Verrà presentato lunedì 27 Marzo a Nardò, nella Sala Roma, il volume “Nel Paese dei Neet”, Rapporto di ricerca sui giovani Neet in condizione di povertà ed esclusione sociale, di Walter Nanni e Serena Quarta, realizzato da Caritas Italiana e dall’Università di Lecce.

La presentazione si colloca nell’ambito di alcune iniziative promosse dalle Parrocchie di Nardò, dal 27 marzo al 2 aprile, d’intesa con il Vescovo Mons. Fernando Filograna e con la collaborazione dell’Amministrazione comunale ed in particolare con l’Assessore alla cultura Francesco Plantera.

Una scheda sintetica della ricerca
Nel corso di un trimestre campione (15 settembre‐15 dicembre 2015), si sono rivolti ai Centri di Ascolto Caritas di 80 diocesi italiane 1.749 giovani appartenenti alla categoria dei Neet. Sono giovani che hanno un’età compresa tra 18 e 34 anni; sono disoccupati/inoccupati; non frequentano nessun tipo di percorso formativo (scuola, università, corsi di formazione professionale, ecc.).

La maggioranza dei Neet transitati presso i CdA nel periodo considerato è di cittadinanza straniera: si tratta di 1.354 persone, pari al 77,4% del totale, composte in prevalenza da soggetti di sesso maschile (56,2%). La maggioranza dei Neet stranieri è celibe/nubile (56,7%), anche se i coniugati rappresentano la seconda categoria di Neet stranieri per numero di presenze (37,4%). Un certo numero di Neet stranieri vivono situazioni di “nido spezzato” (3,1% di Neet separati o divorziati). Nel caso dei Neet italiani (21,6%), prevalgono le donne, che superano di poco il sessanta per cento del totale. I celibi/nubili sono meno numerosi (47,4%) e sono invece più numerosi i Neet separati/divorziati (7,2%).
Nel mondo Caritas, un numero cospicuo di Neet vive con i propri genitori (27,7% degli stranieri, 28,2% degli italiani). Seguono, per gli stranieri, i giovani soli (23,8%), mentre nel caso degli italiani il secondo modello di convivenza è quello della famiglia mono‐genitoriale (25,9%). Questo dato, associato alla forte incidenza dei separati/divorziati tra gli italiani, lascia intuire una connotazione di maggior disagio sociale per i giovani italiani rispetto a quello degli stranieri.
Il livello di formazione dei giovani Neet appare basso: quasi la metà ha soltanto la licenza di scuola media inferiore e una quota pari all’8,6% risulta addirittura analfabeta o privo di titolo. Scarsi i laureati e i giovani in possesso di un titolo conseguito in ambito universitario (4,9%). I ragazzi italiani presentano un livello formativo più basso rispetto a quello dei ragazzi stranieri: l’85,3% dei Neet italiani ha un titolo di studio inferiore a quello della maturità, mentre i ragazzi stranieri con bassi livelli di istruzione sono meno numerosi (74,9%). Colpisce la presenza di un certo numero di laureati tra gli stranieri (4%), aspetto irrilevante tra gli italiani (0,9%).
Oltre il sessanta percento dei Neet italiani ha denunciato la presenza di gravi problemi legati alla sfera occupazionale, mentre tale segnalazione riguarda solamente il 42% degli stranieri. Anche i problemi di povertà economica sono maggiormente diffusi tra gli italiani (63,0%) rispetto a quanto accade tra gli stranieri (46,2%).
Nel caso degli italiani i problemi si concentrano attorno alla sfera dei bisogni primari (reddito, casa e lavoro), mentre nel caso dei ragazzi di origine straniera si osservano situazioni sociali più variegate, indicatori di processi migratori e di inserimento sociale ancora in divenire: un buon numero di ragazzi stranieri (22,3%) ha infatti evidenziato problemi legati alla condizione di migrante e il 15,7% nella sfera educativa e formativa.
A fronte di tale quadro problematico, i giovani utenti dei CdA richiedono essenzialmente beni e servizi materiali (31,7%). Solo in secondo piano si posizionano altri tipi di richieste, come quelle relative ai sussidi economici (9,4%) e al lavoro (8,7%). Le due dimensioni che identificano la condizione di Neet (la mancanza di lavoro e di opportunità formativo/educative), non si trasformano in richieste esplicite di assistenza e aiuto. A tale fenomeno contribuisce il fatto che i Centri di Ascolto non forniscono in modo diretto un inserimento lavorativo ma tendono a privilegiare l’aiuto in forma di beni materiali o l’invio ad altri tipi di servizi.
Dal punto di vista del capitale sociale, accanto ad un grande numero di giovani Neet con bassi livelli di capitale fisico (basse risorse economiche disponibili), si evidenzia un buon livello di capitale umano (buona salute e autonomia fisica), con livelli elevati di capitale relazionale (ottimo livello e qualità di scambi e relazioni sociali)
Verrà presentato lunedi 27 Marzo a Nardò il volume “Nel Paese dei Neet” di Walter Nanni e Serena Quarta, nell’ambito della Settimana della Carità organizzata dalle Caritas Parrocchiali di NArdò. Nel corso di un trimestre campione (15 settembre‐15 dicembre 2015), si sono rivolti ai Centri di Ascolto Caritas di 80 diocesi italiane 1.749 giovani appartenenti alla categoria dei Neet. Sono giovani che hanno un’età compresa tra 18 e 34 anni; sono disoccupati/inoccupati; non frequentano nessun tipo di percorso formativo (scuola, università, corsi di formazione professionale, ecc.).

La maggioranza dei Neet transitati presso i CdA nel periodo considerato è di cittadinanza straniera: si tratta di 1.354 persone, pari al 77,4% del totale, composte in prevalenza da soggetti di sesso maschile (56,2%). La maggioranza dei Neet stranieri è celibe/nubile (56,7%), anche se i coniugati rappresentano la seconda categoria di Neet stranieri per numero di presenze (37,4%). Un certo numero di Neet stranieri vivono situazioni di “nido spezzato” (3,1% di Neet separati o divorziati). Nel caso dei Neet italiani (21,6%), prevalgono le donne, che superano di poco il sessanta per cento del totale. I celibi/nubili sono meno numerosi (47,4%) e sono invece più numerosi i Neet separati/divorziati (7,2%).
Nel mondo Caritas, un numero cospicuo di Neet vive con i propri genitori (27,7% degli stranieri, 28,2% degli italiani). Seguono, per gli stranieri, i giovani soli (23,8%), mentre nel caso degli italiani il secondo modello di convivenza è quello della famiglia mono‐genitoriale (25,9%). Questo dato, associato alla forte incidenza dei separati/divorziati tra gli italiani, lascia intuire una connotazione di maggior disagio sociale per i giovani italiani rispetto a quello degli stranieri.
Il livello di formazione dei giovani Neet appare basso: quasi la metà ha soltanto la licenza di scuola media inferiore e una quota pari all’8,6% risulta addirittura analfabeta o privo di titolo. Scarsi i laureati e i giovani in possesso di un titolo conseguito in ambito universitario (4,9%). I ragazzi italiani presentano un livello formativo più basso rispetto a quello dei ragazzi stranieri: l’85,3% dei Neet italiani ha un titolo di studio inferiore a quello della maturità, mentre i ragazzi stranieri con bassi livelli di istruzione sono meno numerosi (74,9%). Colpisce la presenza di un certo numero di laureati tra gli stranieri (4%), aspetto irrilevante tra gli italiani (0,9%).
Oltre il sessanta percento dei Neet italiani ha denunciato la presenza di gravi problemi legati alla sfera occupazionale, mentre tale segnalazione riguarda solamente il 42% degli stranieri. Anche i problemi di povertà economica sono maggiormente diffusi tra gli italiani (63,0%) rispetto a quanto accade tra gli stranieri (46,2%).
Nel caso degli italiani i problemi si concentrano attorno alla sfera dei bisogni primari (reddito, casa e lavoro), mentre nel caso dei ragazzi di origine straniera si osservano situazioni sociali più variegate, indicatori di processi migratori e di inserimento sociale ancora in divenire: un buon numero di ragazzi stranieri (22,3%) ha infatti evidenziato problemi legati alla condizione di migrante e il 15,7% nella sfera educativa e formativa.
A fronte di tale quadro problematico, i giovani utenti dei CdA richiedono essenzialmente beni e servizi materiali (31,7%). Solo in secondo piano si posizionano altri tipi di richieste, come quelle relative ai sussidi economici (9,4%) e al lavoro (8,7%). Le due dimensioni che identificano la condizione di Neet (la mancanza di lavoro e di opportunità formativo/educative), non si trasformano in richieste esplicite di assistenza e aiuto. A tale fenomeno contribuisce il fatto che i Centri di Ascolto non forniscono in modo diretto un inserimento lavorativo ma tendono a privilegiare l’aiuto in forma di beni materiali o l’invio ad altri tipi di servizi.