Nardò: ambiente, scarico zero. Il Consiglio cancella la condotta

Il Consiglio comunale ha approvato ieri – con soli quattro voti contrari della minoranza e un astenuto – il progetto di fattibilità Scarico Zero, redatto da Aqp e finalizzato all’eliminazione dello scarico a mare e al riuso, previo trattamento, delle acque reflue (degli impianti depurativi di Nardò e Porto Cesareo) in agricoltura e per altri fini.

Il progetto cancella del tutto l’ipotesi della condotta a mare prevista dal protocollo del 2015 e prevede l’adeguamento della seconda linea di trattamento dell’impianto di depurazione di Porto Cesareo per il rispetto dei limiti previsti dal D.M. 185/2003 per il riuso in agricoltura dei reflui depurati, l’adeguamento dell’impianto di depurazione di Nardò per il rispetto degli stessi limiti per il riuso in agricoltura dei reflui depurati, infine la realizzazione dei recapiti complementari/ecofiltri in cui realizzare idonea riserva antincendio e per usi plurimi (come il lavaggio della viabilità pubblica ed eventuali ulteriori esigenze), nonché lo scarico su suolo del surplus di acqua trattata non utilizzata in agricoltura. Nello specifico, a seguito di una mozione del capogruppo di Andare Oltre Gianluca Fedele, nel testo della delibera di approvazione è espressamente citata la preferenza, tra quelle contemplate, per l’opzione 2a della parte relativa agli ecofiltri, cioè quella che prevede la realizzazione di due scarichi complementari, ognuno a servizio di un distinto depuratore. La stessa delibera odierna contiene il via libera alla costruzione del collettore emissario a servizio dell’agglomerato di Porto Cesareo.

L’approvazione è stata preceduta da un ampio dibattito in aula e dai numerosi e approfonditi chiarimenti tecnici forniti dal direttore del Dipartimento Mobilità, Qualità Urbana, Opere Pubbliche e Paesaggio della Regione Puglia Barbara Valenzano, che ha preso parte ai lavori. Il dirigente regionale ha spiegato innanzitutto che si tratta di un progetto simile a quello di Manduria e che in qualche modo è considerato “pilota” sul territorio nazionale sul fronte della lotta alla desertificazione e del recupero della risorsa acqua. Ha spiegato poi che il progetto, pur ponendosi in una sostanziale linea evolutiva, presenta un deciso cambio di rotta rispetto al protocollo del 2015 perché evidentemente accantona la logica dello scarico continuo a mare. Si passa cioè da un sistema che prevedeva la condotta e lo scarico a mare a valle di una modesta depurazione (tabella 2) a uno che prevede il riuso dei reflui a valle di una depurazione ai massimi livelli consentiti (tabella 4). In sostanza, la previsione dell’allungamento della condotta a 2 km e dello scarico di reflui in mare depurati a tabella 2, “cuore” del vecchio protocollo, è completamente superata da un sistema che ha una capacità di affinamento praticamente raddoppiata (tabella 4, cioè il massimo consentito) e che prevede il riutilizzo dei reflui, in agricoltura e non solo. Altro importantissimo chiarimento fornito da Barbara Valenzano è stato quello relativo allo scarico emergenziale in battigia previsto dal progetto e localizzato nello stesso punto di quello attuale (a Torre Inserraglio), che non è lo scarico dei reflui, trattati o meno, ma solo lo scarico di acque piovane, peraltro in occasioni eccezionali di precipitazioni particolarmente intense. Tant’è che una delle novità più significative emerse dall’intervento del dirigente regionale è che la soluzione avanzata da Aqp e dalla Regione e adottata dal Consiglio consentirà finalmente di eliminare il divieto di balneazione permanente nella zona in questione, che potrà essere stabilito con ordinanza del sindaco solo in occasione di questi scarichi a mare eccezionali, peraltro in periodi dell’anno (ottobre, novembre e dicembre) nei quali la balneazione è ridotta o nulla. La fase esecutiva non partirà da zero, ma da progettazione già esistente, e le deroghe alla normativa esistente e gli aggiornamenti al Piano di Tutela delle Acque non costituiscono motivo d’ostacolo al percorso intrapreso.
“A nome di chi ha condotto questa battaglia – ha detto il sindaco Pippi Mellone – anche quando eravamo minoranza, inascoltata, sbeffeggiata e derisa, ringrazio il presidente Emiliano, la cui illuminata disponibilità consente a Nardò di sventare lo scempio del proprio mare e di riconsegnare acqua preziosa all’agricoltura e alla terra. Cancelliamo una soluzione obsoleta, tanto cara a chi evidentemente aveva interessi in quella famigerata condotta, e ci avviamo a un progetto tecnologicamente avanzato e profondamente rispettoso dell’ambiente. Neutralizziamo chi voleva lo scarico a largo anche per neutralizzare il controllo sociale e regaliamo ai neretini e a tutti la facoltà di fare il bagno a Torre Inserraglio. Oggi abbiamo restituito ai cittadini la fiducia nella politica, nelle istituzioni e nello stesso principio di rappresentanza”.
Lo stesso primo cittadino ha ribadito ancora una volta di aver avuto conferma da Aqp che, a prescindere dalla questione della gestione dei reflui, è salvo il finanziamento di 8 milioni di euro per le reti fognarie delle marine, già prevista dal protocollo del 2015.
“È la direzione tanto auspicata – ha aggiunto l’assessore all’Ambiente Graziano De Tuglie – e ci riteniamo ampiamente soddisfatti. La soluzione del protocollo, superficialmente siglato all’epoca dall’amministrazione comunale, non ha nulla a che vedere con una che fa passare la depurazione da tabella 2 a tabella 4 e che cancella lo scarico dei reflui a mare. Avevamo ragione evidentemente a opporci a percorsi obsoleti e di fatto inspiegabili”.