BRACCIANTI, TORNA L’ORDINANZA ANTICALDO

Torna il divieto di lavoro nei campi nelle parte centrale e più calda della giornata per tutto il periodo estivo. Così come lo scorso anno, il sindaco Pippi Mellone ha firmato ieri un’ordinanza (n. 331) con la quale si dispone il divieto di lavoro nei campi su tutto il territorio comunale nella fascia oraria compresa tra le 12:30 e le 16:30 e sino al 31 agosto.

L’unica novità rispetto all’analogo provvedimento della scorsa estate è lo spostamento di mezz’ora della fascia di divieto (l’ordinanza 2016 disponeva il divieto tra le 12 e le 16), su esplicita richiesta di Coldiretti per una esigenza di armonizzazione con i tempi della giornata di lavoro nei campi.

Con la stagione della raccolta ormai alle porte, l’amministrazione comunale ha voluto così ancora una volta venire incontro ai braccianti agricoli, chiamati a un impegno lavorativo in orari particolari, con rischi sulla salute che non possono essere trascurati. A luglio 2015, infatti, un lavoratore extracomunitario rimase vittima delle elevate temperature proprio mentre era impegnato nelle campagne neretine e altri casi simili si sono verificati in Puglia nel corso degli ultimi anni. Vietare il lavoro nei campi nel momento più critico della giornata, pertanto, rappresenta la prima e più importante azione a tutela della salute dei braccianti. Già lo scorso anno, la coraggiosa e inedita decisione del sindaco Mellone risultò pienamente legittima dal punto di vista giuridico, uscendo indenne dai ricorsi delle imprese agricole nei giudizi del Giudice amministrativo e del prefetto, e venne considerata un modello anche per altre realtà critiche sul fronte dell’impiego dei braccianti in agricoltura. Di fatto, è riuscita negli intenti di tutela delle condizioni di salute dei lavoratori e nel proposito di scongiurare una certa forma di sfruttamento degli stessi.
“Siamo sempre convinti – spiega il sindaco Pippi Mellone – che vietare il lavoro nei campi nel momento più critico della giornata estiva, con temperature che raramente scendono sotto i trenta gradi, sia un atto di civiltà nei confronti dei braccianti e contribuisca in modo determinante a spogliare l’agricoltura, almeno sul nostro territorio, dei connotati di inciviltà e di barbarie. Non si poteva continuare ad accettare passivamente lo sfruttamento dei lavoratori, spesso extracomunitari, in qualche caso da parte di datori senza scrupoli. Agricoltura etica è anche questo. Anche se è chiaro che la condizione lavorativa di queste persone necessiterebbe di una tutela ben più ampia, che impone un impegno che va oltre le possibilità di disciplina di un’amministrazione comunale. Noi avevamo ipotizzato di fare un provvedimento che avesse persino maglie di divieto più ampie, sulla temperatura e sul tipo di coltura, ma questo può confliggere con gli interessi delle imprese e abbiamo deciso di non mettere a rischio l’ordinanza”.