Lettera al PD

Al Coordinatore del Circolo del Partito Democratico di Nardò
Salvatore Falconieri

Ai Consiglieri Comunali del PD di Nardò
Daniele Piccione, Lorenzo Siciliano

Alle Amiche e agli Amici tesserati del Circolo PD di Nardò

Carissimi,
dieci anni di militanza nel Partito Democratico, vissuti da me in modo intenso e convinto, mi hanno dato occasione di impegnarmi al massimo possibile per il partito e per il meglio che lo stesso poteva esprimere in questa nostra città, con il fine di difendere gli interessi collettivi della stessa, con passione, lungimiranza e senza demagogie.

Negli oltre tre anni della mia segreteria, è stato fatto ogni sforzo per recuperare il massimo dell’unità interna al partito di Nardò, mai negando, né in linea di principio né nei comportamenti concreti, la praticabilità del Circolo alle varie sensibilità presenti, ai vari livelli, nel Partito Democratico: il numero delle iniziative organizzate o facilitate ne è testimonianza. Anche le azioni di collegamento e spesso di conciliazione, che si sono rese necessarie all’interno del centrosinistra e della nostra coalizione, hanno visto in primo piano l’azione Partito.
La stessa composizione della forte lista PD nelle elezioni comunali del 2016 è in gran parte figlia della tensione unitaria e di quell’azione politica, che ci ha dato, negli anni, spinta e competenza per intervenire con proposte serie nelle tematiche importanti che hanno riguardato la nostra comunità: dalla necessità di una dignitosa offerta sanitaria ai cittadini, alla messa in sicurezza della discarica di Castellino, agli interventi di rigenerazione urbana, alla gestione dei reflui e al potenziamento delle infrastrutture idriche e fognarie, alla tragedia della xylella, alla gestione del Parco di Porto Selvaggio, ecc. (su quasi tutte queste problematiche abbiamo, purtroppo, registrato spesso un’inspiegabile duratura sordità dei governi regionali).
Il deludente epilogo del ballottaggio alle elezioni comunali del 2016 (che non sminuisce il risultato elettorale del PD e delle liste collegate) è ascrivibile a varie ragioni. L’illusorio convincimento di aver già “vinto” ancor prima del secondo turno ha fatto danni irreparabili: all’indomani del 5 giugno 2016, qualcuno arrivò addirittura a sconsigliare pubblicamente e ripetutamente l’impegno a proseguire il lavoro di ricerca dei consensi; molti seguirono alla lettera tale suggerimento; altri si crucciavano continuamente nel dubbio che avrebbero potuto non rivestire la carica di assessore; altri ancora agitarono irresponsabilmente lo spettro di accordi sottobanco (in verità del tutto inesistenti), che però offrì a Mellone il pretesto per gridare allo scandalo e per nascondere i suoi “inciuci” veri , da lui sottoscritti in ogni direzione. Altri andarono in vacanza, altri ancora perpetrarono veri e propri tradimenti. Tutto ciò, nonostante ci fosse chi, come il sottoscritto, accorgendosi che erano veramente in pochi coloro che continuavano la sistematica ricerca del consenso, metteva in guardia contro queste derive scriteriate e continuava a spronare al lavoro. Ora, fra i protagonisti del disimpegno di allora, vi sono coloro che – a mezza bocca – addebitano a me o a quel PD inesistenti responsabilità.
Proprio la controversa vicenda delle elezioni comunali del 2016 ha segnato per me lo spartiacque fra un impegno costante e senza riserve e l’insinuarsi sempre più forte del dubbio che quel mio impegno non servisse più di tanto a questo partito. Oggi, nel PD di Nardò vedo prevalere ampiamente la tendenza a sottovalutare ciò che accadde allora e a “dimenticare”, in un contesto di adeguata ricomposizione.
NO, cari amici. La sconfitta elettorale interruppe un’esperienza coraggiosa, accorta e produttiva di buon governo della Città che, dopo aver risanato un comune che era stato abbandonato sull’orlo del fallimento, fu in grado di fare ricostruzione con opere e interventi di grandissimo rilievo. E tutti coloro che, in vari modi e misure, contribuirono alla nostra sconfitta e a quella di un Sindaco che il Salento ci invidiava, sono da annoverare fra gli artefici della vittoria del fascista Mellone. Accusare oggi chi si sofferma su queste circostanze di non voler chiudere con il passato è un modo insopportabile di voler mettere in soffitta e nel dimenticatoio un’esperienza politica e amministrativa che – pur non indenne da limiti e qualche errore – rimarrà forse un esempio irripetibile di bella politica e buona amministrazione. Derubricare quanto accadde allora, in sede di ballottaggio, a incidente della vita politica neritina è inaccettabile. Come osceno e inaccettabile è apparso il ruolo di quei governanti regionali del Partito Democratico che, nella sostanza, hanno dato un contributo più o meno attivo alla vittoria di Mellone. Cito, fra l’altro: la “disattenzione” di Emiliano nei confronti di Marcello Risi, al quale lo stesso Emiliano non esitava peraltro a ricorrere, addirittura anche quando Risi era all’estero per ragioni istituzionali; l’amicizia indecentemente ostentata fra Mellone e Claudio Stefanazzi, capo di gabinetto di Emiliano e vero ordinatore della sua azione “politica” (Stefanazzi non ha mai perso occasione per esprimere pubblicamente, anche sui social, posizione ostili a Marcello Risi); la vicinanza di Loredana Capone agli ambienti tipici di Mellone, testimoniata anche da loro comuni “amicizie”, come quella di Patrizio Giannone, (ex?) fascista rautiano (al pari di Mellone e del suo assessore De Tuglie) approdato alla sua corte e collocato a dirigere il settore turismo del suo assessorato regionale. Quel Giannone, che Mellone sindaco ha poi voluto gratificare con la nomina a componente il Nucleo di Valutazione del Comune di Nardò. Alla luce di ciò, quale significato assume il suggerimento della assessore Capone al Gruppo Consiliare PD di Nardò a intrattenere rapporti meno spigolosi con la Regione? A me questo invito dà quasi la sensazione di una sua compiaciuta osservazione offerta alla platea dei democratici neritini: “così è, se vi pare!”. Al di là delle parole di circostanza.
Mi chiedo anche: l’attuale Segretario Comunale del Comune di Nardò da chi fu suggerito a Mellone?
E domani, quando forse si definiranno le aspettative politico-istituzionali di elementi come Stefanazzi, magari in un collegio elettorale comprendente Nardò, cosa farà il PD neritino, oggi pronto a ricucire utilmente tutti i rapporti? E quando Mellone sarà (molto probabilmente) candidato alle prossime regionali in una lista civetta di appoggio a Emiliano, il PD si acconcerà a tutto? Praticherà una confacente real politik?
Cari amici e amiche, non guardate a queste mie domande come a delle provocazioni. La strada che vedo già intrapresa è disseminata di incoerenze a mio parere non sanabili.
Oggi, è diventato estremamente difficile, quando non impossibile, continuare a credere a questa combinazione di variopinti percorsi politici, di progetti, di aspettative personali o di gruppi. In tutta sincerità, non me la sento di tirare a campare in attesa di tempi migliori, che non si intravvedono assolutamente, nonostante l’impegno sincero di alcuni amici e amiche, a cui va la mia stima e l’apprezzamento per un sistematico coraggioso lavoro condotto all’opposizione dell’attuale amministrazione comunale, che riempie Nardò di parole, di promesse, di manifesti di autoesaltazione e di atti meramente propagandistici, quali il divieto (ridicolmente e tragicamente inefficace) di richiesta di prestazioni di lavoro agricolo nelle ore più calde e assolate della giornata.
A questi amici e amiche, che ringrazio apertamente per la collaborazione che mi hanno dato in questi anni, mi permetto di suggerire: proseguite nel lavoro di opposizione e continuate a impegnarvi nel prospettare un’idea di città attenta alla bellezza dei luoghi e delle opere, alla salute dei cittadini, all’ambiente, alle iniziative economiche con esso compatibili. Proprio come ora state già facendo. E con la speranza che i comitati di affari locali e regionali non vanifichino i nostri sforzi congiunti.
Su questo terreno di concrete lotta e proposta sono convinto che ci ritroveremo ancora a lavorare insieme. Non più nella militanza in un’organizzazione, quella del Partito Democratico, perché non accetto più di essere in un partito che ha cambiato radicalmente natura anche a livello nazionale, dato che “ci sono luoghi dove non mettiamo piede da anni e legami sociali letteralmente spezzati. Somigliamo sempre più al ceto politico che dovremmo combattere. Appendevamo al muro Che Guevara e ora rischiamo la parte dei proci a Itaca” (cito Cuperlo, che per ora rimane – incomprensibilmente per me – nel PD). Con forte naturale commozione, ma con altrettanta convinzione, vi comunico che non rinnoverò la tessera del PD. Vi abbraccio.
Rino Giuri