IL MINISTERO PETRINO DI FRANCESCO

Il rilievo storico e religioso del pontificato di Francesco è sovente offuscato dai ben studiati mormorii della opposizione curiale e talvolta dalle accese diatribe dei suoi stessi difensori che concepiscono il rinnovamento come un’improvvisa e verticistica trasformazione dogmatica e canonica della struttura della Chiesa.
Francesco continua ad essere al centro delle trame , per usare un eufemismo, della destra clericale e cattomassonica. Questo processo diffamatorio contro di lui è cominciato nel 2015, con la bufala del tumore al cervello di Bergoglio, è continuato con i manifesti anonimi a Roma, con i Dubia dei 4 cardinali sull’Amoris Laetitia, le accuse di eresia, i dossier a scoppio ritardato sulla pedofilia. Si tratta di un vero complotto ben studiato a tavolino per spingere Francesco alle dimissioni, sull’esempio del predecessore Ratzinger, oppure per indurre il collegio dei Cardinali a dichiararlo apostata. I protagonisti di tali trame, mossi da odio e rancore e profondamente delusi per aver visto bloccata la propria carriera e ridimensionato il proprio potere all’interno della struttura ecclesiale, (non ci si meravigli o scandalizzi. E’ in uso in certi uomini di chiesa, a tutti i livelli purtroppo!) hanno dato l’impressione di essere disponibili a tutto pur di ostacolare con qualsiasi mezzo il pontefice argentino nell’attuazione del suo piano riformatore (Cfr, F. D’ESPOSITO, Chiesa. A salvare Bergoglio dai complotti sarà una donna Cardinale Per ora è solo fiction in “Il Fatto Quotidiano”, 10 agosto 2020). Il libro, La donna cardinale, ( Marsilio, Venezia, 2020), in effetti, è un romanzo scritto da Lucetta Scaraffia, giornalista e docente di storia contemporanea presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Se si leggono con attenzione i suoi articoli scritti sull’”Osservatore Romano” e sul mensile “Donne Chiesa Mondo” si nota, con tutta evidenza, che molte storie da lei romanzate si riscontrano di fatto nella realtà del mondo ecclesiale. Con lucidità e serenità perciò Lucetta Scaraffia nella p. 2 di copertina scrive che nel romanzo intende “indagare, questa volta attraverso una storia che si tinge di giallo, il ruolo delle donne all’interno del Vaticano e della Chiesa tutta, disvelando gli aspetti più oscuri e cupi delle alte sfere ecclesiastiche”.
Nessun Papa nei tempi moderni ha avuto “cardinali, vescovi e laici legati a gruppi potenti e ricchi come i Cavalieri di Colombo, l’Opus Dei, Comunione e Liberazione che diffondono quotidianamente l’immagine del papa come eretico e comunista” (Cfr, M. BARROS, Questo papa ha accettato e apprezzato ogni diocesi del mondo con il proprio volto e con il proprio diritto, in, www.reliiodigital.com, 29 giugno 2020).
Significativo è un episodio che riguarda Comunione e Liberazione, risalente al 13 aprile 1980, quando San Giovanni Paolo II fece la sua prima visita a Torino, essendo Arcivescovo di quella Chiesa e presidente della CEI il carmelitano scalzo padre Anastasio Ballestrero. Unico testimone dell’episodio fu padre Giuseppe Caviglia, suo segretario, il quale ha mantenuto per molti anni la riservatezza su quanto ascoltato. Dopo la Messa, alla domanda del Papa: “Eminenza , perché lei è cosi ostile a Comunione e Liberazione?” il Cardinale puntualmente rispose:”Santità, lo capirà quando si sarà accorto che è la parte peggiore del cattolicesimo italiano”. Parole profetiche, ma non ascoltate perché, dopo poco tempo, arrivò al movimento il riconoscimento pontificio e Ruini approfittò di questo riconoscimento per fissare il “il ruolo dei cattolici nella politica italiana” che Alberto Melloni , secondo Ettore Buffani, cosi descrive: ” Ruini intuisce che nel venir meno della credibilità dei partiti e nel disfarsi del tessuto della rappresentanza politica, lui ha una grandissima schance. I giornalisti e gli intellettuali ciellini serviranno come una clava , per abbattere qualsiasi altra voce cattolica di dissenso” (E. BUFFANO, Comunione e Liberazioen: il peggior cattolicesimo, in “Il Fatto Quotidiano”, 4 agosto 2020). Comunione e Liberazione in quel periodo ebbe il suo massimo sviluppo e condizionò lo svolgersi della politica italiana con Roberto Formigoni, l’enfant prodige di don luigi Giussani, parlamentare prima della DC e alla fine del partito delle Libertà di Silvio Berlusconi. Da presidente della Regione Lombardia Formigoni fu inquisito e finì in carcere con condanna definitiva. Ciò segnò il declino di Comunione e Liberazione e del suo Meeting di Rimini che, per decenni, è stato un vero talk show della politica estiva sopratutto in chiave berlusconiana.
Questa accesa ostilità nei confronti di Papa Francesco da parte dei gruppi cattolici tradizionalisti, espressione dei poteri forti del mondo economico, rendono involontariamente un servizio alla Chiesa perché il loro comportamento contribuisce a demitizzare la figura del Papa che non è un intoccabile. Ciononostante, a livello internazionale e nell’opinione pubblica, Papa Francesco è certamente il leader mondiale più accreditato e la sua parola ha il maggiore impatto sulla coscienza dell’umanità.

.E’ opportuno però ricordare che l’opposizione a Papa Francesco, quella più subdola, meno appariscente e anche meno nota ai semplici fedeli è quella proveniente dalla Curia Romana che, pur ostentando ossequio e riverenza verso il Papa, talvolta gli si oppone ritardando la stesura e la pubblicazione dei documenti pontifici, oppure ridimensionamdo il loro contenuto e perciò deragliando dall’insegnamento papale. Un esempio chiaro è dato dalla recente istruzione della Congregazione per il Clero sul rinnovamento della pastorale parrocchiale.

L’Istruzione sulla conversione pastorale
Nella recente storia della Chiesa il fiorire di tanti movimenti ecclesiali, nati con l’intento di essere una risorsa per la Chiesa, ha offuscato talvolta la funzione della parrocchia. Col passare degli anni però, queste nuove forme associative, forse anche ad insaputa degli interessati e dei loro fondatori, lentamente si sono trasformate in centri di potere che operavano e continuano ad operare all’interno della comunità ecclesiale influenzando e talvolta, indirizzando le nomine anche dei Vescovi..
Tutto ciò non ha certamente contribuito a rendere più lineare, trasparente ed efficiente il compito dell’autorità specialmente nelle Chiese locali e a riscoprire il ruolo insostituibile delle parrocchie che offrono ai fedeli la possibilità di radicarsi nel territorio, lì dove si abita, si mette su famiglia, si allacciano rapporti con gli altri.
Il recente documento della Congregazione per il clero nasce quindi dalla consapevolezza che la parrocchia non è una realtà sorpassata. Al contrario, essa risulta “un’istituzione imprescindibile per l’incontro e la relazione viva con Cristo e con i fratelli nella fede”. Tuttavia, essa deve “costantemente confrontarsi con i cambiamenti in atto nella cultura odierna e nella esistenza delle persone” per poter “esplorare con creatività vie e strumenti nuovi, che le consentano di essere all’altezza del suo compito primario, cioè essere il centro propulsore dell’evangelizzazione”(n.122). L’Istruzione, dal titolo piuttosto lungo: “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa”, comprende 11 capitoli e 124 numeri ed è divisa in due parti: i primi sei capitoli affrontano il tema della “ecclesiologia della parrocchia”, attingendo a piene mani ai testi del Concilio e di papa Francesco, non sempre tuttavia in modo ordinato e coerente. Negli ultimi cinque il testo si dilunga nella articolazione giuridica della organizzazione territoriale della parrocchia, ignorando completamente sia l’uso delle fonti ampiamente riportate nella premessa, che il respiro pastorale nuovo che la Chiesa locale deve avere nelle intenzioni di Papa Francesco.
La nuova Istruzione è stata salutata da molti media come una svolta. In realtà essa contiene solo quanto già in vigore e tende piuttosto a frenare certe libere interpretazioni. Il vaticanista Filippo Di Giacomo nella rubrica “Cronache celesti” su “Il Venerdi” di Repubblica del 7 agosto 2020, dopo aver annunciato le incredibili novità contenute nell’Istruzione, come la facoltà per un laico di amministrare il battesimo, celebrare un funerale, raccogliere il consenso matrimoniale, precisa che non si tratta di una novità, perché queste presunte novità costituiscono una “prassi riconosciuta già nel 1750 nelle Decretali del cardinale Lambertini, diventato poi papa Benedetto XV, e da allora costantemente presenti nel diritto canonico tra le “facoltà ordinarie” concesse a un vescovo per ordinare la vita liturgica della sua Chiesa”. De Filippo chiosa il suo intervento, scrivendo che “le reali novità dell’ultimo papello sono una stretta su queste facoltà concesse, ma sottoposte al controllo di Roma e la censura preventiva sulle future decisioni del Sinodo della Chiesa tedesca”. Il teologo Andrea Grillo, in un articolo dal titolo significativo“Una teologia senza gambe e un diritto senza testa” mette in risalto come nel testo vi sia una chiara discrepanza tra le “proposizioni teologiche” che intendono rifarsi al Vaticano II e alla Evangeli Gaudium di Papa Francesco e le “disposizioni normative” del diritto canonico che già Papa Giovanni XXIII riteneva superato e perciò da riformare. Il lessico potrà essere anche quello delle Costituzioni conciliari o del Francesco più profetico, ma il canone resta quello tridentino. Non si comprende poi perché è stata la Congregazione per il clero e non quella per il Culto ad intervenire in questa materia, tranne che non si voglia mettere in evidenza che il potere del clero, nonostante i continui richiami di Papa Francesco, rimane inalterato. Alcuni Vescovi tedeschi hanno criticato il documento, perché è un “forte freno alla motivazione e all’apprezzamento del servizio dei laici, poiché se si escludono i laici dalla direzione della parrocchia e se il ruolo del prete viene messo tanto in rilievo, questo significa un “ritorno alla clericalizzazione (Prima riunione dei vescovi tedeschi dopo l’inattesa “Istruzione” da Roma di Gottfried BOHL. In www.domradio.de del 24 agosto 2020). Un vizio questo, duro a morire, nonostante le ripetute denunce del Papa.“Qualche fine dottore vaticano –conclude Di Giacomo- con un pizzico di ironia, prima o poi ci spiegherà come fa la curia a parlare in nome del pontefice “etsi Papa non daretur”, ignorandolo”. Concludo con una domanda: “Che fine ha fatto la Costituzione Apostolica Predicate evangelium sulla riforma della Curia Romana firmata dal cardinale Maradiaga e inviata in lettura nel maggio 2019 ai dicasteri e alle conferenze episcopali, la cui pubblicazione era stata annunciata per l’inizio del 2020 ?

“Trasformare la Chiesa cattolica”
E’ questo il titolo di un breve scritto di undici intellettuali cattolici francesi pubblicato recentemente che si propone di sostenere attivamente le riforme strutturali volute da Papa Francesco che guardano al futuro e non al passato e sognano una Chiesa“interamente nutrita di Vangelo e di Eucaristia, a servizio del mondo che viene”. Lo scritto, composto da tre capitoli corredati da allegati storici e teologici preparati da padre Hervè Legrand, domenicano specialista in ecclesiologia, denuncia l’aumento del clericalismo tra le giovani generazioni di preti, la persistenza di una morale sessuale opprimente che oscura tutti gli altri doveri e obblighi, la scarsa sinodalità e specialmente la insufficiente partecipazione dei laici al governo della Chiesa, che anziché aprirsi al mondo, rimane chiusa in se stessa ignorando le sollecitudini della Lettera del papa al popolo di Dio dell’estate del 2018 (Cfr,L. PREZZI, Laici francesi: come trasformare la Chiesa, cattolica, in “www.settimananews.it, del 5 agosto 2020 e M. LE PRIOL, Michel Camdessus e i suoi amici sognando la Chiesa di domani, in “La Croix” , 6 luglio 2020
Francesco, fin dall’inizio del suo ministero petrino, aveva già individuato e indicato questi temi nella Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium del 24 marzo 2013, come assoluta priorità per un autentico rinnovamento della Chiesa in senso evangelico, che non può prescindere da una personale conversione interiore. Benedetto XVI al Colosseo, durante la Via crucis del 25 marzo 2005 denunciò la “sporcizia che c’è nella Chiesa, e proprio tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui”. La documentazione di quella denuncia Benedetto XVI l’ha trasmessa al suo successore Bergoglio unitamente ai due faldoni dei risultati dell’inchiesta fatta dai tre cardinali ultraottantenni da lui nominati: Julia Herranz, Salatore De Giorgi e Josef Tomko sulle fughe di notizie dalla casa apostolica e sulle lotte intestine che avevano sconvolto gli ambienti curiali.(Cfr, foto allegata ove è visibile il contenitore con dentro i documenti).
Papa Ratzinger, secondo una intervista, mai smentita, rilasciata il 22 luglio 2019 al sito “Cruxnow” dall’ argentino padre Fernando Miguens, ex rettore del seminario di San Michele a Buenos Aires (Cfr, P. VITES, in “il sussidiario.net” del 22 luglio 2019) avrebbe voluto come Segretario di stato, il Cardinale Bergoglio, che rifiutò. Segno evidente, questo, della stima che Benedetto aveva per lui.
Dopo 50 anni dal Vaticano II, – è la rievocazione dell’anziano presule novantasettenne Luigi Bettazzi- è stato eletto un Papa proveniente dall’altro mondo che sta proponendo, fra tante resistenze, un’altra transizione, come fece Giovanni XXIII alla fine degli anni cinquanta. La caratteristica di fondo del magistero di Papa Francesco è la sinodalità che non è svalutazione della Gerarchia, ma semplicemente rivalutazione del popolo di Dio e delle responsabilità di ogni battezzato, e configura la missione della gerarchia non nel comandare quanto nel servire, cioè “nell’aiutare i battezzati ad essere profeti,sacerdoti e portatori di solidarietà e di pace”(Cfr, F.RIZZI, Bettazzi: “Francesco, figlio del Vaticano II” , in “Avvenire”, 2 agosto 2020 e anche L. BETTAZZI, Aprirsi agli altri, aprirsi a Dio, EDB, Bologna 2020).
Papa Bergoglio si è trovato al timone della Istituzione ecclesiale dopo anni che l’apparato curiale, prima per la malattia di Giovanni Paolo II e poi per la difficile condizione di salute del suo successore Benedetto XVI, aveva fatto il bello e il cattivo tempo.
Sul discorso religioso di Papa Francesco e sulla sua efficacia si sono fatte tante illazioni. Recentemente,il 9 maggio scorso, su “Il Corriere della Sera” Ernesto Galli della Loggia ha scritto che “Francesco inclina a perdere ogni specificità di tipo religiosa […], per cui il suo pontificato segnerebbe una frattura rispetto alla tradizione del magistero papale”. Scontata e nulla da dire sulla discontinuità dell’attuale pontificato rispetto ai precedenti, ma sembra quantomeno stravagante considerare il magistero di Bergoglio “poco religioso” solo perché manca il continuo richiamo al “depositum fidei” che, secondo il Papa è già nel catechismo di San Pio X e viene ripetuto sempre nella professione di fede che si fa nella celebrazione della Messa. La concezione teologica di Bergoglio si ispira al teologo italo-tedesco Romano Guardini e a Karl Rahner, uno dei massimi teologi del concilio Vaticano II che ha considerato la teologia in una prospettiva pastorale. (Cfr, A.BOTTI, Se il Papa si ispira a Karl Rahner, “La Stampa” 20 maggio 2020). Il Vangelo contiene già il “depositum fidei”, ma è anche la storia di un uomo chiamato Gesù che si presenta come l’Incarnazione di Dio in un mondo reale. La fede che salva è l’incontro con Gesù uomo-Dio.
A molti cattolici Bergoglio non sembra affatto un papa “irreligioso”, ma un dono provvidenziale per ripensare la vita cristiana fuori dai troppi schemi in cui era stata perimetrata, onde avvicinarsi ad un cristianesimo meno rigido e dogmatico ma più fecondo perché vicino alla vita concreta di ogni uomo e di ogni donna.
L’elezione di un Papa che viene “dalla fine del mondo” ha segnato una svolta in una Chiesa colpita dal trauma delle dimissioni di Benedetto XVI. Con Bergoglio c’è stato un salto: la nascita di una chiesa missionaria, amica dei poveri, in cui vive il Vangelo, più che il diritto o la filosofia.

Conclusione
La Istruzione della Congregazione del Clero, tra tante incongruenze, ha proposto anche una grande novità: “il superamento della configurazione territoriale della parrocchia chiamata oggi a confrontarsi [..] con l’accresciuta mobilità e la cultura digitale che hanno dilatati i confini dell’esistenza” (n.8), per cui “il legame col territorio tende ad essere sempre meno percepito, (n.9). Occorre perciò “ripensare non solo a una nuova esperienza di parrocchia , ma anche , in essa, al ministero e alla missione dei sacerdoti” (13), che hanno il compito non di comandare o imporsi autoritativamente e in modo autoreferenziale, ma di porsi a servizio del “popolo di Dio”, come più volte ha ripetuto papa Francesco, programmando una nuova pastorale parrocchiale non gestita in modo verticistico, ma che aiuti Vescovo, parroci, preti e laici a camminare insieme in modo sinodale.
Il Sinodo coinvolge tutto il popolo di Dio e non solo i pochi addetti ai lavori che, in numeri sempre più sparuti, si aggirano nelle parrochie, formati ad immagine e somiglianza del parroco. Cui prodest questo stato di cose?. Certamente non al popolo di Dio. “Solo in Italia –scrive il già citato Filippo Di giacomo- la parola Sinodo è una parolaccia”. (“Il Venerdi di La repubblica”, del 31 gennaio 2020). Se non si esce da questo impasse, si continuerà a restare nel limbo della routine e non si troverà la via giusta per una pastorale veramente efficace e corrispondente alle esigenze del mondo contemporaneo e “capace di una adeguata lettura dei segni dei tempi” (n. 13).

Pantaleo Dell’Anna