STORIA DEL TUBO O DEL “ME NE FREGO”!

Quanti giudizi circolano da anni, mesi e settimane sul tubo sottomarino dei reflui!
Fiumi di parole, proposte visionarie o interessate, strumentali e fantasiose, scientificamente corrette e non, sono state riportate a proposito e a sproposito.
Forze politiche e movimenti, associazioni ambientaliste e comitati vari hanno discettato sull’argomento con giudizi non sempre coerenti e appropriati.

Come conciliare la possibilità di avere un mare pulito, non inquinato, a servizio di tutti, quando c’è una richiesta di collettamento tendente ad aggiungere ai reflui neretini depurati anche quelli di Porto Cesareo?
Già la presenza dei reflui neretini sversati in battigia hanno causato un divieto di balneazione per un lungo tratto di costa a Torre Inserraglio cosa accadrà quando si aggiungeranno quelli di Porto Cesareo?
Questo interrogativo è stato oggetto di riflessione dell’Amministrazione comunale, delle Associazioni ambientaliste e del Centro Studi “don Milani”!
Molte sono state le risposte, tutte escludenti lo scarico a mare anche a mezzo di condotta sottomarina, ritenuta da tutti obsoleta, onerosa e impattante!
Scaricare i reflui a mare è un bene o un male per l’ambiente, il turismo, la pesca, l’economia e la vivibilità umana? C’è alternativa alla condotta sottomarina?
La risposta unanime civile, e non da uomini delle caverne, è stata: lo scarico comunque lo si consideri è un danno, uno spreco, un delitto, un attentato sociale, una vergogna all’ecosistema umano e marino!
La legislazione da anni ha risolto il problema affidando i reflui depurati ai corpi idrici superficiali (vedi torrente ASSO che non è idrico), all’immissione diretta in falda (oggi vietata), alle trincee drenanti, allo scarico a mare tal quale o filtrato da depuratori a Tab. 1 e 2.
Ora si parla e si propongono condotte sottomarine, lagunaggio di aree,i fitodepurazione, moduli di affinamento a Tab. 4 e oltre (Tab. 4s).
Le prime soluzioni, legate alla tecnologia del tempo, alla scarsa mobilità umana, al ridotto affollamento territoriale, hanno svolto il loro compito con efficacia.
L’attuale società, che si muove a ritmo incessante, con crescita vertiginosa, con esigenze alimentari e igieniche moltiplicate, ha bisogno di riflettere sull’argomento.
Oggi, infatti, abbiamo la pesca industrializzata, il mare e le coste accorsate da turisti d’ogni contrada, gli sport marini molto diffusi e frequentati, i siti Sic una realtà, la ricchezza delle grotte sottomarine una miniera di novità, i relitti e i tesori sommersi continuamente portati alla luce, la falda freatica una volta straripante di acqua dolce preda di inquinamento certificato, igiene personale, sociale e cittadina molto sviluppate, la rete idrica diffusa e la rete fognaria molto limitata e con pozzi neri ancora abbondantemente presenti sul territorio non sempre a tenuta stagna! Siamo cioè di fronte ad una realtà completamente modificata e cambiata!
Scaricare a mare i reflui depurati è ancora opportuno e naturale?
Di contro abbiamo delle comunità non servite da rete fognaria ma da pozzi neri, non sempre a tenuta stagna, come a Porto Cesareo, Sant’Isidoro, Villaggio Resta, Santa Maria, Santa Caterina, Cenate, ecc., che non possono restare tali in eterno?
Si può mettere fine a tutto ciò?
C’è una tecnologia capace di superare i sistemi naturali del recente passato e consentire una qualità della vita sociale, ambientale, economica e turistica all’altezza della civiltà delle nostre periferie?
La soluzione legislativa e tecnologica c’è, occorre risolvere Il nodo gordiano che prima di tutto è politico, poi tecnico e infine amministrativo (Regione, AQP e Comuni).
Comprendiamo le esigenze indifferibili di Porto Cesareo di dotarsi di un sistema fognario e le continue pressioni svolte sulla Regione, sul Ministero, sul Parlamento e sul Comune di Nardò.
Non giustifichiamo, però, certe espressioni e certe giudizi esasperati riportati dalla carta stampata e on line di scontro e di condizionamento!
Il mare è di tutti, è bene comune, le distanze non contano nulla, esso è una risorsa socio economico ambientale da tutelare e valorizzare, da proteggere con le sue infinite ricchezze e da preservare per le generazioni future!
Allo stato attuale Nardò e Porto Cesareo hanno il Parco di Portoselvaggio, la Palude del Capitano, l’Area Marina Protetta, la Palude del Conte, che costituiscono un grande polmone ecologico ambientale marino che una politica avveduta dovrebbe unire in unico Ente nazionale (Parco Ionico Salentino) di attrazione a respiro internazionale.
Porto Cesareo solo di recente con l’incontro dei due Sindaci ha preso atto delle problematiche ambientali neretine: del torrente Asso nel quale scaricano 5 depuratori, dei reflui depurati neretini che si sversano in battigia a Torre Inserraglio, delle marine non servite da rete fognaria, della presenza di tanti pozzi neri in ampi tratti di territorio abitati, ecc.
E’ naturale che l’Amministrazione comunale di Nardò abbia avuti momenti di riflessione, di ripensamento, di decisioni contraddittorie, evitando di essere anche la pattumiera marina del Salento!
Non è stata messa in atto una politica del no o del rinvio sine die, come qualcuno cerca egoisticamente di addebitare, ma piena e consapevole responsabilità civile e civica nel risolvere il problema!
Gli interrogativi erano tanti: E’ proprio necessario in futuro continuare a sversare nel mare di Torre Inserraglio i reflui depurati dai due Comuni?
Che fine farà l’esigenza di creare il Parco marino di Portoselvaggio in prospettiva nazionale allargato alle altre aree contermini?
Nel torrente Asso 26 Comuni, di vecchia autorizzazione, scaricano i propri reflui mentre non lo si consente a Nardò. Eppure il torrente Asso, che non è un corpo idrico superficiale, che è a rischio avanzato di inquinamento continua a ricevere acque dal basso Salento? Perché i reflui depurati oltre Tab 4 non possono confluire nell’Asso mentre si continuano ad accogliere quelli a Tab 1e 2?
Perché non si vogliono utilizzare le trincee drenanti o le tante cave esistenti come accumuli per il troppo pieno? Perché l’acqua depurata (che altrove è potabilissima) non viene potenziata a fini irrigui nell’agricoltura, nell’industria, nell’igiene domestica con condotta duale, nel lavaggio e nel giardinaggio pubblico e privato? Perché l’AQP, che gestisce i depuratori, non regala l’acqua depurata agli agricoltori, dal momento che la stessa depurazione grava economicamente sui cittadini stessi?
Perché il Consorzio di Bonifica dell’Arneo non sostituisce per gli usi agricoli l’acqua emunta dai pozzi artesiani con quella depurata con costi minori? Perché pretende un doppio balzello dai cittadini agricoltori? SI è detto che qualcuno è contrario all’uso dei reflui depurati in agricoltura per non danneggiare l’enogastronomia dimenticando che gli stessi effetti che si temono possono prodursi nell’enogastronomia marina! La legislazione nazionale, comunitaria e regionale non vieta, né esclude la possibilità di utilizzare i reflui per altri fini, né impone rigidamente lo smaltimento dei reflui mediante condotte sottomarine!
Se la legislazione attuale consente soluzioni diverse perché le nostre comunità, non possono disegnare altri percorsi, altre strategie, altri mezzi tecnologici, per salvaguardare il mare e rimpinguare la falda?
L’amministrazione di Nardò pur fra tante perplessità si è sempre fatto carico del grave problema rappresentato da Porto Cesareo inserendolo di fatto nel complessivo problema ambientale del mare neretino e cesarino.
La verità è che i due Comuni vivono in simbiosi, mentre l’AQP che ha redatto il progetto, che ha appaltato la condotta, non intende tornare sui suoi passi e si trincera dietro il feticcio del Piano delle acque e della normativa del 25 luglio 2006, pur avendo sperimentato nuove modalità di smaltimento in altre realtà della Regione.
La condotta sottomarina è da evitare sino in fondo, ogni sforzo politico, tecnico, scientifico, deve essere orientato a superare questo problema e quelli collegati all’infrazione comunitaria, allo spreco di denaro pubblico per la costosissima condotta, allo sventramento della costa a Torre Inserraglio, allo stravolgimento della zona Sic e dell’ecosistema marino ecc.
Le alternative di sanificazione generale di questo territorio ci sono e sono validissime a condizione che i moduli di affinamento siano realmente oltre Tab. 4, siano monitorati costantemente e si acceda (noi ne parliamo da anni) ad una condotta duale; quella idrica per gli usi normali potabili e quella non potabile per gli usi agricoli, industriali, igienici privati e pubblici.
In tal modo il vituperato refluo può divenire una risorsa positiva e reale per tutti.
La proposta di Emiliano, concordata con i due Sindaci, permessa dalla legislazione vigente nazionale e comunitaria, è da sostenere ed esplorare sino in fondo!
Non è una tattica del rinvio ma una conquista civile che salva il mare, rimpingua la falda acquifera, bonifica la costa, consente a Porto Cesareo il collettamento e la possibilità di irrorare con i suoi reflui in più punti la propria e altrui campagna, a Nardò la balneabilità di Torre Inserraglio, determina una grande occasione di lavori, un impegno in più per il Consorzio di Arneo di dare l’acqua gratis o a modestissimo contributo agli agricoltori e a tutti coloro che ne fanno richiesta, realizzando infine un grosso richiamo turistico internazionale con l’Ente Parco Ionico Salentino.

PRESIDENTE COORDINATORE Giovanni PERO’ Paolo MARZANO